Italia dei Valori: 100% candidati puliti!

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Pubblico l'articolo di Repubblica di oggi, a pagina 4, con la situazione situazione giudiziaria dei futuri eletti del nuovo Parlamento. L'Italia dei Valori, come ho più volte dichiarato in questa campagna elettorale, ha solo persone con fedina penale pulita.

"Maglia nera l´Udc di Pier Ferdinando Casini, primi della classe i dipietristi di Italia dei valori. Nella classifica delle "liste pulite" del futuro Parlamento, i due partiti rappresentano gli estremi negativo e positivo. Il 9 per cento dei futuri parlamentari centristi, infatti, risultano condannati in primo grado, in secondo o in attesa del pronunciamento di appello e Cassazione. A fronte del 100 per cento delle teste di lista dell´Italia dei valori che non ha riportato non solo alcuna condanna, ma neanche rinvio a giudizio. La classifica è stata stilata, al termine di un´indagine incrociata sulle liste presentate da tutti i partiti, dal sito "lavoce. info". E fa riferimento alla situazione giudiziaria dei futuri eletti o primi esclusi, già presumibili in base alla composizione delle liste e delle proiezioni. «C´è del marcio in Parlamento», è il titolo dell´inchiesta-classifica sui virtuosi. In testa risulta appunto l´Idv con il 100 per cento di candidati privi di qualsiasi coinvolgimento giudiziario. Segue la Lega col 93,1 per cento. Quindi, il Pd con il 98,8, il Pdl col 96,7, la Sinistra arcobaleno con il 98,1. Fanalino di coda l´Udc di Casini con l´85,3 per cento. Il sito informa che «la principale fonte riguardante la situazione penale dei candidati è il libro "Se li conosci li eviti" di Peter Gomez e Marco Travaglio (Chiarelettere, ed.) e le sentenze della Cassazione penale».

Lettera al Resto del Carlino, edizione Rovigo

Oggi sul Resto del Carlino, edizione di Rovigo, è comparsa in un articolo la seguente dichiarazione dell'on. Giaretta del PD: "Per quanto riguarda il senato la rappresentanza va soltanto alle liste che raggiungono una certa percentuale: quindi l'unico voto utile è al Pd. Dare un voto all'Italia dei Valori non serve perchè non verrebbe rappresentato. La conseguenza sarebbe quella di dare una maggioranza di presenze al PdL". Ho provveduto a inviare immediatamente al quotidiano la seguente risposta: Va bene che in campagna elettorale si sia pronti a dire di tutto, pur di raccattare qualche voto in più, però le bugie non portano lontano e soprattutto hanno le gambe corte. Che il solo voto utile al Senato sia il voto dato al Pd, come ha detto l'on. Giaretta, è proprio una grande Bufala o forse un pesce d'aprile per i polesani fatto un po' in ritardo. Se è vero infatti che al Senato c'è uno sbarramento, è anche vero che questo sbarramento, per i partiti che come Italia dei Valori sono una coalizione, è al 3%. Sicchè è assolutamente evidente che un voto dato a Italia dei Valori non solo è un voto utile, ma è un voto che anche in Veneto servirà per eleggere senatori. Così come un voto alla Camera dato a IDV nella provincia di Rovigo, porterà all'elezione di un candidato palesano, cosa che il PD ha purtroppo, con ogni probabilità, escluso. Non possiamo comunque che rammaricarci per una dichiarazione così poco leale, che certo non ci saremmo aspettati da un alleato, ma che, al di là di questa piccola caduta di stile, non intacca certo i rapporti tra IDV e PD che sono di piena collaborazione.

Lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

 

Dipietro - Donadi - Mura

Illustre Presidente,

da settimane ormai siamo costretti ad assistere ai reiterati quanto incessanti attacchi nei confronti della persona del Ministro Di Pietro e di tutto il nostro partito, Italia dei Valori, da parte dei media cui fa capo l'on. Silvio Berlusconi.

Come Lei avrà avuto modo di constatare, si tratta di un attacco coordinato sui suoi quotidiani, settimanali e sulle sue televisioni.

A prescindere dall'anomalia tutta italiana per cui un candidato premier è contemporaneamente un magnate dei media, ci chiediamo come possa essere possibile continuare a svolgere serenamente una campagna elettorale sotto un fuoco incrociato di veleni e insulti, talvolta anche personali, da parte di chi possiede più della metà dei mezzi di informazione, attacchi che si concretizzano in calunnie molto pesanti che diffamano l'onore e la dignità di chi, come Antonio Di Pietro e tutte le persone che fanno parte di Italia dei Valori, lavora per portare avanti un progetto serio e responsabile per il bene dei cittadini.

Siamo convinti che tutta questa acrimonia non giovi al Paese e nemmeno a chi ne è l'artefice.

Ci dica Lei, signor Presidente, come poter ristabilire un clima sereno, all'interno del quale ogni partito abbia la possibilità di illustrare ai cittadini elettori il proprio programma, come sarebbe normale in qualsiasi democrazia, secondo le regole dello Stato di diritto e non di uno Stato di natura.

Ciarrapico nostalgico di Mussolini fa ridere. Ciarrapico pluricondannato fa orrore

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Basta un semplice click per sapere tutta la verità e nient'altro che la verità sul commendatore Ciarrapico, quello che Berlusconi, in spregio degli alleati, ha voluto candidare al Senato, quello che il Cavaliere vuole far passare per un simpatico e mite signore che ricorda le fattezze e la simpatia di Aldo Fabrizi.

Se, sulla stampa e sulle tv, la cosiddetta stampa libera, avete trovato di tutto di più su "Er Ciarra" in salsa fascista, nostalgico del ventennio, mentre fa il saluto fascista ai funerali di Edda Ciano, poco o nulla vi hanno detto sulle pluricondanne che gravano sulla sua testa. Ma la rete non perdona e svela il vero volto del Commendator Ciarrapico, la cui nostalgia per Mussolini è un piccolo peccato veniale rispetto alla sua condotta a dir poco spregiudicata come imprenditore e alle gravi condanne che pesano sulla sua testa.

1993: Giuseppe Ciarrapico è condannato a quattro anni e mezzo di reclusione, ridotti in Cassazione a tre, per gli sviluppi della vicenda "Casina Valadier", azienda di sua proprietà. Il 18 marzo dello stesso anno viene spiccato nei suoi confronti un mandato di custodia cautelare. Il 21 marzo entra a Regina Coeli. Il 24 aprile gli vengono concessi gli arresti domiciliari.

L'11 maggio dello stesso anno, viene revocato il mandato di custodia cautelare ma la liberà è breve perché Ciarrapico è di nuovo arrestato e trasferito a Milano, con l'accusa di finanziamento illecito ai partiti.

Dopo sette anni, quindi nel 2000, l'affarista è definitivamente condannato. Tuttavia, in ragione della sua età, viene affidato ai Servizi sociali.

http://www.astrid-online.it/Riforma-de1/Giurisprud/Sentenza-CorteConti-n-116_2003_R.pdf

1996:  Giuseppe Ciarrapico viene condannato nel processo relativo al crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione, ridotti in appello a 4 anni e mezzo. Successivamente gli sono stati condonati 4 anni, e condannato a scontare gli ultimi 6 mesi in "detenzione domiciliare" per motivi di salute. La condanna è stata confermata dalla Cassazione. Non ha mai risarcito i danni alle parti civili cambiando continuamente residenza.

http://www.misteriditalia.com/newsletter/82/numero82.pdf

2008: l'ultima magagna è del 31 gennaio del 2008 con l'Agenzia delle entrate, che lo ha iscritto a ruolo per un'evasione di un milione e mezzo di euro di imposte personali.

http://it.wikipedia.org/wiki/Banco_Ambrosiano

Berlusconi dice che Ciarrapico serve per vincere. Noi, al solo pensiero di quello che l'accoppiata Berlusconi-Ciarrapico, avrà come programma in materia di giustizia, proviamo orrore perché, se è vero che i partiti vanno giudicati in base ai programmi, è vero anche che vanno giudicati per gli uomini che questi programmi dovranno portare avanti.

Mamme, ma anche lavoratrici. Una proposta concreta

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L'anno scorso, a pochi giorni dalla festa delle donne,  ho presentato un progetto di legge sulla maternità. L'idea è nata ascoltando storie di donne che si sono trovate a scegliere di fronte al doloroso bivio: o i figli, o la carriera. In una società come la nostra, sempre più competitiva e caratterizzata da ritmi veloci e incalzanti, le donne che decidono di essere madri molto spesso sono costrette ad abbandonare il lavoro, perché le due cose assieme a volte sono purtroppo incompatibili. Nel nostro Paese si sa, la legislazione in materia di previdenza sociale per le donne in gravidanza è molto carente e per una donna che non ha la fortuna di avere una famiglia accanto o un compagno che abbia a sua volta orari di lavoro flessibili, diventa praticamente impossibile riuscire a mantenere il proprio lavoro, quando non vi è un contratto a tempo indeterminato. In questa direzione si muove la proposta di legge che ho presentato al Parlamento, da un lato, propone il finanziamento di una serie di incentivi alla maternità e, dall'altro, propone l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne a sessantacinque anni, equiparandola sostanzialmente a quella degli uomini. Più specificatamente, la proposta di legge prevede la modifica del periodo obbligatorio di congedo per maternità, che dovrebbe passare dai due mesi precedenti e dai tre mesi successivi al parto ai due mesi precedenti e ai cinque mesi successivi, e la riduzione dell'ulteriore periodo facoltativo di congedo per maternità dai sei mesi attuali a quattro mesi. Inoltre, prevede, l'opportunità per le madri, al termine di questi due periodi di congedo, l'uno obbligatorio e l'altro facoltativo, di ottenere un reinserimento graduale nell'attività lavorativa attraverso la possibilità di chiedere un part-time. In entrambi i casi, però, i costi sostenuti dal datore di lavoro sono quasi completamente a carico dello Stato e sono finanziati dal risparmio prodotto dall'innalzamento dell'età pensionabile delle donne. L'innalzamento dell'età pensionabile delle donne è vissuto ancora oggi nel nostro Paese come un tabù. Ma occorre vederlo sotto una luce diversa, come un'opportunità in più per le donne che lo vorranno di stare accanto al proprio figlio prima, trattenendosi qualche anno in più al lavoro dopo. Infine, la proposta di legge vuole istituire, sul modello tedesco, una specifica indennità di genitore che sia per le famiglie italiane, e per le donne in particolare, uno strumento concreto, coerente, costante e, per quanto possibile, modulato a seconda della situazione economica di ogni singola famiglia, un riferimento sicuro per affrontare con le dovute serenità e sicurezza la scelta di essere madre. Bisogna uscire dal vicolo cieco "o madre o lavoratrice" e prendere la strada "Madre ma anche lavoratrice". E' un'opportunità non solo per le donne ma per la società ed il mondo del lavoro. Il testo integrale dela proposta di legge la potete trovare sul mio sito http://www.massimodonadi.it/parlamento.php

 

Respingiamo al mittente l'accusa di essere giustizialisti. E vi spieghiamo il perchè

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Ad ogni campagna elettorale, arriva, puntuale, nei confronti di Italia dei Valori l'accusa di giustizialismo. In questi giorni, stiamo assistendo ad una vera e propria escalation di accuse iniziate con un corsivo di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, nel quale Italia dei Valori viene definita quale "espressione dell'antipolitica" in chiave giudiziario-giustizialista" e che arrivano fino ad oggi (almeno per il momento) con le dichiarazioni di Berlusconi il quale afferma di provare orrore per Antonio Di Pietro definito un "campione di manette". Devo dire che, d'istinto, un simile fuoco incrociato e la durezza e l'asprezza degli attacchi mi fanno tornare in mente quella bellissima massima secondo la quale "le probabilità che una persona abbia ragione crescono in maniera direttamente proporzionale al numero delle persone che si affannano a dimostrare che ha torto". Ma mi rendo conto che cavarsela così sarebbe troppo comodo. E lasciamo anche stare il fatto che il giorno che qualcuno si prenderà la briga e ci farà il piacere di spiegarci cosa significhi giustizialismo ne prenderemo volentieri atto e potremo anche fare una sincera autocritica. Fino ad allora, resta forte in me il convincimento che quello che una parte importante della politica italiana (che trova sicuramente il suo epicentro in Berlusconi ma che travalica ampiamente i confini di Forza Italia e che non conosce distinzione di schieramento) ed un ampio settore dell'establishment giornalistico ed economico-finanziario del Paese, non perdonano a Di Pietro e, di conseguenza, ad Italia dei Valori è, ancora oggi, l'aver fatto piazza pulita di quel sistema di connivenza tra politici ed uomini d'affari corrotti che, tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, stava mandando a gambe all'aria il Paese. Ma quella è un'altra storia (che pure rivendichiamo). Quello è il passato. Non è per quello che oggi un partito ed un leader politico, a quindici anni di distanza, possono essere giudicati. Vogliamo essere giudicati, soprattutto dai cittadini, per quello che siamo oggi, per le nostre idee, per il nostro programma e per i nostri valori. La cultura della legalità e della certezza del diritto, la cultura delle regole e della loro osservanza - che non stanno alla base di una visione giustizialista della vita ma che qualificano il concetto stesso di giustizia dai tempi di Beccaria ad oggi - non solo sono presupposti irrinunciabili di una società liberale e democratica ma sono, soprattutto, precondizioni etico - giuridiche perché ogni altro diritto civile possa trovare compiuta realizzazione: dalla libertà individuale alla sicurezza dei cittadini, alla crescita economica alla tutela dei più deboli. E' per questo che noi ci battiamo ogni giorno, e non ci interessa molto degli appellativi che ci affibbiano.

Abbiamo tagliato il grasso alla politica

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Ci avevamo provato già lo scorso anno ma era andata male. Tutti i nostri emendamenti alla legge Finanziaria, volti a dare un serio taglio ai costi della politica furono, infatti, irrimediabilmente cassati. Quest'anno, invece, siamo riusciti a centrare importanti obiettivi che ci eravamo prefissati. Molti degli emendamenti che Italia dei Valori ha presentato alla legge Finanziaria 2008 sono stati accolti. Grazie, dunque, alla nostra azione politica, si è dato finalmente il via ad un serio taglio ai costi della politica. Dal 1 al 15 febbraio, daremo il via ad una campagna di affissione in tutta Italia, dal titolo "Abbiamo tagliato il grasso alla politica". Una grande bistecca, che simboleggia idealmente la politica, cui abbiamo tolto il grasso, lasciando solo il magro, quello che conta per intenderci. Dove siamo riusciti a dare un taglio?
  1. L'abolizione del 60% delle circoscrizioni comunali (365 sulle attuali 616), con la norma che ne impedisce la costituzioni a città sotto i 250 mila abitanti. Cambia anche il sistema delle "deroghe", per un risparmio complessivo di circa 313 milioni di euro. Un esempio concreto? Spariranno le 13 circoscrizioni di Nuoro, una ogni 3 mila abitanti, quasi un grande condominio! Addio allle 10 circoscrizioni di Biella e Viterbo (rispettivamente 40mila e 60 mila abitanti); alle 14 di Asti che conta 70 mila abitanti.
  2. Seconda misura ottenuta: il taglio del 40% dei costi delle comunità montane. Le regioni dovranno decidere quali far saltare, ma se non lo faranno presto potrà intervenire il governo che, comunque, ha ridotto i trasferimenti.
  3. Abolizione della legge "mancia". ''Un obolo che si concedeva a ogni deputato'' che distribuiva risorse statali nel proprio collegio elettorale. Abbiamo incontrato resistente pazzesche, tanto che i fautori della legge obolo sono riusciti a farla prorogare con il decreto mille proroghe ma solo per le richieste relative alla legge 2007.
  4. Altro intervento contro gli ''sprechi'', la riduzione del 50% degli amministratori dei consorzi obbligatori di bonifica. I Cda, infatti, vengono equiparati a quelli delle societa' partecipate dal pubblico.
Si tratta di solo ''primi passi", è vero. Ma prima di noi nessuno ne aveva fatti. E abbiamo tutta l'intenzione di andare avanti in questa direzione. Manifesto Campagna Antisprechi Campagna “abbiamo tagliato il grasso”