VOLTAIRE, SALLUSTI E L'ART. 21

ART 21 DELLA COSTITUZIONE

 Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.

In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.

La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

 Io combatto per la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente (Voltaire)

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 Sto con Voltaire. E difendo l’Art. 21 della Costituzione.  Il dibattito in corso al Senato sulla diffamazione ha dei tratti di surrealtà. Il caso Sallusti - che per quanto mi riguarda non è certo un martire né un esempio di giornalismo sia chiaro – ha sollevato un dibattito sulla libertà di stampa che si sta ritorcendo contro i giornalisti e la libera informazione. Con la finta di eliminare il carcere, stanno tentando di introdurre norme punitive al limite della censura, che renderebbero di fatto impossibile la pubblicazione di notizie.

Insomma, il tentativo di mettere il bavaglio alla stampa è sempre attuale. Ancora una volta la politica più miope che ci sia, confonde causa ed effetto. La causa delle campagne stampa è, quasi sempre, la malapolitica, la corruzione dilagante, la discrepanza tra quanto promesso e quanto realizzato, la montante indignazione dell’opinione pubblica. E soprattutto la distanza siderale che divide certi politici dai cittadini, dai loro bisogni, dalle loro richieste.

Queste campagne non mirano alla delegittimazione della politica (almeno non tutte) ma alla denuncia di comportamenti odiosi. E’ vero che il clima è diventato talmente pesante e mefitico che ormai anche le persone in buona fede non distinguono più il grano dal loglio, ma la soluzione non è il bavaglio alla stampa. E l’onorabilità dei potenti si difende innanzitutto in prima persona, con comportamenti cristallini e onestà nell’agire. Mi chiedo cosa avrebbe pensato Voltaire di questo dibattito. E mi rispondo con un certo pessimismo.

 

SUBITO LA NOSTRA LEGGE SULL’OMOFOBIA

GAY: STRISCIONE FORZA NUOVA AL CASSERO, PERVERSIONI DA CURARE PRESO DI MIRA FESTIVAL IDENTITA' SESSUALI GENDER BENDERE BOLOGNA (ANSA) - BOLOGNA, 26 OTT - "Le perversioni vanno curate. La città che vide, nove secoli fa, la rinascita e lo studio del diritto romano e dove furono inaugurate la scuola dei glossatori e una università che estese l'opera e il pensiero giuridico in tutta Europa, ponendo le basi del diritto vigente, oggi si ritrova assessorati comunali, provinciali e regionali che confondono il significato del termine cultura (da loro ridicolmente rappresentata) con un'altra parola che con la prima condivide solo le prime tre lettere. In questo clima tragicomico, Forza Nuova invita tutte le persone sane ed oneste a far sentire la propria voce di indignazione contro quest'ennesima offesa. E soprattutto invita le autorità ecclesiastiche, sempre attente a non urtare la suscettibilità delle comunità ebraiche e dei suoi esponenti, a chiedersi perché l'ambasciata d'Israele -se la notizia riportata dal sito della manifestazione e' vera - abbia ufficialmente appoggiato questa kermesse".

Questo è il manifesto choc che Forza Nuova ha affisso questa notte all’ingresso del Cassero di Bologna che in questi giorni ospita la manifestazione Gender Bender sulle identità sessuali.

Tralascio ogni considerazione su tali irresponsabili, volgari ed infami affermazioni. Chi ha buon senso, di civiltà e intimo, sa bene chi e per cosa, eventualmente, deve essere sottoposto a cura.

Dico solo che è sempre più urgente, in questo Paese, approvare la legge sull’omofobia e transfobia presentata da Italia dei Valori. Siamo già a buon punto. Questa settimana, in commissione giustizia alla Camera, è stato approvato il nostro testo base, che porta la firma di Antonio Di Pietro e Federico Palomba, sul più duro contrasto a comportamenti dettati da omofobia e transfobia. Una proposta di legge che persegue il suo obiettivo di estendere la legge Mancino anche a tali tipi di reato.

Faremo di tutto perché il nostro testo base vada in Aula il prima possibile. E’ questa la risposta che la politica ha il dovere di dare.

berlusconi lascia...una brutta eredità

Berlusconi lascia. Per la terza, quarta o quinta volta, non ricordo. E’ accaduto abbastanza spesso che annunciasse il suo ritiro, ufficialmente o ufficiosamente, lasciando filtrare il suo presunto pensiero nei retroscena. Ok, si ritira, finisce un’epoca, nasce la Terza Repubblica e così via.

L’aspetto più interessante a mio parere è che, stavolta, agli italiani, non gliene frega proprio niente. L’hanno già dimenticato, anzi, più che dimenticato, rimosso. Come un incubo, come un punto nero nella memoria di ogni giorno.

Rimosso Berlusconi, però, il problema resta. Come dissi già qualche anno fa, il problema principale non è Berlusconi, ma il berlusconismo. Quel sistema di collusione tra istituzioni e interessi personali, quella commistione tra ambizione pubblica e affarismo privato, quel metodo per cui tutto è lecito, anche quando palesemente illegale o iniquo.

Con Berlusconi al governo, la corruzione è cresciuta a dismisura, così come l’evasione fiscale. C’è stato un generale scadimento dell’etica pubblica, della legalità. I comportamenti di Berlusconi, i suoi costanti attacchi alla magistratura, la sua aura di impunità hanno legittimato, a cascata, comportamenti analoghi da parte di migliaia di ‘berluschini’, che scimmiottavano, in sedicesimo, le ‘gesta’ del capo. Una legittimazione culturale dell’evasione, dell’intrallazzo, della corruzione, anche dei costumi.

E’ questa l’eredità di Berlusconi, che non si può certo definire un ‘padre nobile’ della Seconda Repubblica. Ci sarà da lavorare molto, perché certi modelli culturali sono riusciti a penetrare nell’opinione pubblica ed a permearla. Berlusconi lascia, sì, una brutta eredità.

FINMECCANICA, AZZERARE SUBITO I VERTICI

 

 Finmeccanica, parte seconda. Tangenti pagate per la vendita all’estero di elicotteri e armi. Arrestato l’ex direttore commerciale, Paolo Pozzerese. Indagato l’ex ministro Scajola, i deputati Esteban Caselli e Maurizio Nicolucci, entrambi del Pdl. Indagato e perquisito il presidente dell’Unione industriali di Napoli, Paolo Graziano. I pm lo hanno definito il sistema “dieci per cento”. Scrive il gip: “è emerso il preoccupante ricorso, da parte di Finmeccanica e società collegate, a pratiche corruttive per l’acquisizione di commesse straniere”.

La Repubblica di oggi: “La faccenda è apparecchiata sempre con lo stesso format. La holding con le sue controllate è inesauribile fonte della politica, che le facilita le commesse in cambio di un robusto ritorno”. In cambio di zucchine. Così le chiama Franco Bonferrone, ex senatore Udc ed ex consigliere di amministrazione di Finmeccanica, nominato dal Tesoro, travolto dalle inchieste e non ancora sostituito. Quanti altri filoni di inchiesta dovranno aprirsi prima che si faccia pulizia? Fino a quando presidente Monti? Fino a quando dovremmo aspettare perché questo governo mandi a casa il consiglio di amministrazione e l’amministratore delegato?

Una nuova bufera, dopo le inchieste giudiziarie, che hanno portato all’arresto di Guarguaglini e di Marina Grossi lo scorso anno, non basta? C’è una voragine di 2,3 miliardi di euro di perdite. L’attuale Amministratore Delegato dell’azienda romana Giuseppe Orsi ostenta ottimismo. Anche questo non basta?

Finmeccanica sta perdendo molto denaro e a rischio ci sono migliaia di posti di lavoro. Cosa stiamo aspettando? Presidente Monti, cosa sta aspettando?

Quei rigurgiti di neofascismo

Rigurgiti di neofascismo nelle piazze, nelle strade, nelle scuole. Tra un mausoleo a Graziani ed un’irruzione dei giovani di estrema destra nei licei romani, va in onda in Italia il revisionismo ‘de noantri’, per dirla alla romana, ma non romanamente.

L’ultimo ventennio (a proposito...) ha contribuito ad impoverire il senso civico degli italiani, non c’è dubbio. Fatti, azioni, gesti e parole che vent’anni fa avrebbero provocato ondate di indignazione, oggi vengono tollerati se non considerati addirittura normali. E così, con la storia raccontata per anni ed anni che tutti sono uguali e che in fondo anche il Fascismo non è stato un male assoluto perché ‘persino i dissidenti facevano una bella vita’ -‘ tutti lavoravano’ - ‘i treni arrivavano in orario’ - ‘hanno bonificato la palude pontina in sei mesi’- ‘Mussolini ha fatto solo l’errore di allearsi con quel pazzo di Hitler’- ‘se non fosse stato per le leggi razziali’ e tante altre sciocchezze di questo tipo, quella spietata dittatura che ha provocato il disastro e milioni di morti, oggi passa per essere buona e in qualche modo sensata.

Si è persa la memoria di una delle pagine più nere (in tutti i sensi) della nostra storia. Se non recuperiamo la nostra storia e non la insegniamo ai nostri ragazzi, recuperandone i valori e la dignità, non avremo il diritto di stupirci di certe cose. Come ho già scritto molte volte, si tratta di una battaglia culturale prima ancora che politica, ma solo la politica può assumersene la responsabilità. A partire dalla scuola, che non può essere massacrata ulteriormente dalla legge di stabilità. Rilanciare la scuola pubblica per restituire senso civico agli italiani. Si può fare. E si deve fare.

PROVINCE, IO NON TAGLIO E TU?

Abolizione delle province, scatta l’ora X. Entro mercoledì prossimo, in virtù della spending review, sul tavolo del governo dovranno arrivare le proposte delle regioni. Quante province intendete abolire voi? Il balletto è già cominciato.

Lombardia. Oggi si doveva decidere, ma con la crisi della regione la proposta non è stata neanche discussa. Il Cal, consiglio autonomie locali, aveva indicato deroghe a Sondrio, Monza e Mantova e l’accorpamento di Lecco, Como e Varese. Ma il Formigoni pre-crisi aveva tuonato: "presenteremo il ricorso alla Corte costituzionale contro la legge di riordino delle province e delle loro funzioni".

Lazio e Campania. Il Lazio ha già fatto ricorso, mentre la Campania, ieri, ha fatto sapere che non intende presentare alcuna proposta di riordino al governo, bensì una richiesta di deroga per Benevento.

Basilicata. Ha votato per il mantenimento di Matera, che in realtà doveva essere assorbita da Potenza.

Emilia Romagna. Oggi il consiglio regionale dovrebbe ratificare la decisione della giunta che riduce le province da 9 a 4. Su Piacenza pende, però, il referendum promosso dalla città, che non vuole sentir parlare di annessioni con la rivale Parma e ha chiesto ai suoi concittadini di passare in Lombardia.

Puglia e Abruzzo. In Puglia non è stata presa ancora nessuna decisione, l’Abruzzo, 4 province per un milione di abitanti, annuncia decisioni per domani.

Campanilismi, vecchie rendite di potere, corsi e ricorsi storici, come ai tempi dell’età dei comuni. Su chi non opererà i virtuosi tagli pende la minaccia del governo: taglio ai fondi, ma con l'aria che tira non fa paura a nessuno.

C’era solo una cosa da fare ed era quella suggerita nella proposta di legge presentata da Italia dei Valori e puntualmente cassata da tutti gli altri partiti. Le province vanno abolite. Punto. A capo. Così a capo non si andrà mai. Sarà sempre un punto e virgola.

Uniti su adesione al centrosinistra

Pubblico l'intervista pubblicata oggi dal Fatto Quotidiano.

"La frattura nel gruppo dirigente dell’Idv c’è stata, ed è stata anche profonda. Ma ora siamo uniti sull’adesione al centrosinistra, e Di Pietro rimane il nostro leader”. Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell’Idv, vuole l’alleanza con il Pd. E annuncia: “Voterò Bersani alle primarie”. 
In diverse regioni piovono ombre su vostri dirigenti. Per voi è un momento complicato. 
Sì. Casi come quello di Vincenzo Maruccio (ex capogruppo in Regione Lazio, accusato di peculato, ndr) per noi sono ferite. Anche se i suoi avvocati ci hanno assicurato che proverà la sua estraneità. Ma dobbiamo rimanere diversi dagli altri partiti. 
Molti hanno detto: il solito problema dell’Idv, Di Pietro seleziona male i dirigenti. 
Al suo posto, avrei fatto molti più errori. Dovremo ripartire da controlli più rigidi e da un diverso metodo di selezione. 
Un metodo più democratico? 
È chiaro che un collettivo vede meglio di una sola persona. 
Da qui, si passa al tema dell’Idv personalistico, dove Di Pietro decide quasi tutto… 
Di Pietro è un politico sopraffino, sa che il modello del partito personalistico non funziona più. Ha già annunciato che dopo le elezioni toglierà il suo nome dal simbolo. 
Sulla linea politica però vi siete scontrati. Lui voleva rompere con il Pd, lei no. 
All’interno del partito c’è stata forte discussione tra chi riteneva di rompere con il centrosinistra e chi invece voleva restare in coalizione. Ora Di Pietro, con la sottoscrizione della carta d’intenti del centrosinistra, ha chiarito il percorso. 
Intanto Bersani vi ha escluso. Perché? 
Noi, e dico tutti noi, siamo fortemente all’opposizione del governo Monti, perché ha ridato smalto all’immagine dell’Italia sulla pelle della povera gente. Quello che ci ha diviso dal Pd è l’eccesso di foga nel criticare il governo e chi lo sosteneva. Ma ora l’Idv ha offerto il ramoscello d’ulivo: credo che i democratici ci stiano ripensando. 
Ha avuto contatti che lo confermano? 
No, ma i numeri sono chiari: senza l’Idv il centrosinistra non può essere maggioranza e non può governare. L’alternativa è la conferma di Monti, per cui spingono in tanti: qualcuno anche nel Pd. 
Quindi è ottimista. 
Credo che il riavvicinamento ci sarà. 
L ’Espresso scrive di comitati dell’Idv per Bersani, e la descrive come uno dei più favorevoli alla cosa. 
Favole: andrò “solo” a votare per Bersani alle primarie, e cercherò di convincere altri a farlo. Lui può essere l’unificatore del centrosinistra. Renzi? Mi pare una candidatura che rompe anziché unire.

ANTICORRUZIONE, MA DI COSA STIAMO PARLANDO?

Ddl anticorruzione. Facciamo un giochino. Vediamo cosa manca. Prescrizione? Chi l’ha vista. Falso in bilancio? Non contemplato. Autoriciclaggio? Nessuna traccia. Eppure, è stato inserito persino nella lista dei reati in Vaticano. Voto di scambio? Non previsto.

 E allora, di cosa stiamo parlando? Del nulla, di un’arma spuntata, di un passo indietro, come l’ha definito giustamente il Csm, di un ddl deludente che non segna nessuna svolta, come ha ribadito ieri il presidente dell’Anm Sabelli. Piercamillo Davigo ha stigmatizzato: “L’elenco di quello che manca è infinito”. Desolatamente infinito, aggiungo io.

Monti ha detto di averci messo la faccia. Su cosa? Su uno strumento di pubblicità ingannevole, perché venduto come strumento efficace di lotta alla corruzione mentre tale non è. L’Europa ce lo aveva chiesto. Ora, bene che vada, al cospetto della Ue porteremo un trofeo avariato, un prodotto dal marchio contraffatto, come ha detto ieri bene Federico Palomba, il nostro capogruppo in commissione giustizia alla Camera.

Per la prescrizione, il falso in bilancio, l’autoriciclaggio, ripassate domani, dice il governo dei tecnici. Vedremo, faremo, provvederemo. A meno di sei mesi dalla fine della legislatura vien da se che non vedranno, non faranno, non provvederanno.

Noi abbiamo le nostre proposte di legge in materia di contrasto alla corruzione. A cominciare da quella sul falso in bilancio, calendarizzata in aula in quota Idv, ma che governo e maggioranza, non vogliono discutere. E allora, torno a ripetere, di cosa stiamo parlando? Di un desolante, vuoto a perdere, di uno sconcertante imbroglio mediatico.

Impegnati a costruire il centrosinistra

Il centrosinistra è il nostro orizzonte politico. Dal Lazio alla Lombardia, per arrivare alle elezioni politiche, l'Italia dei Valori e' impegnata nel costruire un'alleanza di centrosinistra ampia, solida e riformatrice. Una coalizione costruita sui programmi e non sugli interessi personali, naturalmente.

Italia dei Valori già governa nella gran parte di comuni e province con Pd e Sel e quest'alleanza e' la sola in grado di garantire un percorso di riforme e rilancio. La sola capace di coniugare il rigore con l'equità e giustizia sociale, puntando sull'innovazione e la crescita. E’, peraltro, l’unica possibilità politica per uscire dalle pastoie di governi tecnici o ‘governissimi’. In tanti si oppongono al governo del centrosinistra perché preferirebbero un Monti Bis, o qualcosa di simile.

Il centrodestra è distrutto dagli anni del berlusconismo – anche se invito a non sottovalutare mai il Cavaliere, il suo silenzio mi preoccupa - , il centro conta poco e niente da solo, il centrosinistra è vincente, come dimostrano tutte le elezioni da due anni a questa parte. Se lo scorso anno qualcuno avesse detto che la vittoria della coalizione Pd-Idv-Sel era a rischio l’avrebbero preso per matto.

La mia non è solo voglia di vincere, ma il desiderio di cambiare l’Italia. Concretamente. Di dare le risposte ad un paese dalle potenzialità incredibili, che però ancora è impantanato nelle sabbie mobili di una crisi gestita male. Serve uno scatto d’orgoglio, un’opera di rinnovamento e di apertura, ma serve soprattutto la competenza per cambiare questo paese. E la strada per farlo passa da Vasto, dalla foto di Vasto.

Rispondo alle domande sul bilancio

Voglio rispondere ai commenti lasciati sui vari siti e blog del partito e sui social network relativamente alla pubblicazione del bilancio del gruppo Idv alla Camera. Essendo doveroso, dopo aver scelto la linea della trasparenza, dare ogni risposta a chi chiede chiarimenti.

Rispondo innanzitutto a ‘Cives’ che definisce il documento da me pubblicato un semplice rendiconto delle spese sostenute, ma non un bilancio in senso formale. E’ evidente che ha ragione. Ma credo che la cosa importante, visto che il rendiconto pubblicato è talmente analitico da riportare ogni singola voce di spesa, sia il merito e non la forma. In altre parole quello che conta è che i soldi siano stati spesi correttamente anche perché vi posso garantire che, incaricare una società di revisione dei conti di certificare il bilancio, costa un sacco di soldi. In ogni caso appena scoppiata la vicenda Fiorito il gruppo Idv aveva già deciso, a partire dal bilancio del prossimo anno, di incaricare una società di revisione dei conti per far certificare il bilancio. E già avevamo richiesto diversi preventivi alle più importati società di revisione. Nel frattempo la Camera ha approvato, anche su nostra richiesta, che tale adempimento diventasse obbligatorio per tutti i gruppi, per cui, dall’anno prossimo, il bilancio sarà assolutamente formale e certificato.

Rispondo poi ad Alberto De Cristoforo che chiede come mai non vi sia rispondenza tra le somme in entrata a bilancio del gruppo e il finanziamento pubblico al partito Italia dei Valori. La risposta è che le somme son diverse perché si tratta di due cose separate e distinte. All’interno del bilancio della Camera dei Deputati, infatti, vi è uno specifico capitolo che riguarda i fondi dei gruppi parlamentari e che li assegna a ciascun gruppo in proporzione al numero dei deputati. E’ sicuramente un contributo importante ma è un contributo assolutamente indispensabile, come potete riscontrare dal fatto che circa il 90% del nostro bilancio se ne va in stipendi. Per poter funzionare efficacemente ed onorare il mandato degli elettori, infatti, un gruppo parlamentare deve svolgere una mole enorme di lavoro, di studio, di ricerca, specialmente finalizzato alla stesura di testi normativi, spesso su questioni squisitamente tecniche e di estrema complessità. Per questa ragione Italia dei Valori ha assunto poco più di dieci persone, tutte di altissima formazione professionale – avvocati, ricercatori universitari, economisti- che quotidianamente seguono i lavori delle commissioni, assistendo i parlamentari nella stesura di disegni di legge, emendamenti e di ogni altro atto parlamentare o normativo. Oltre che, naturalmente, nelle lunghe e complesse sedute di bilancio nelle manovre finanziarie annuali. Oltre a questo ovviamente il gruppo ha anche una segreteria ed un ufficio stampa con funzioni diverse, ma certamente non meno importanti. Per questi motivi mi sento di dire che questi non sono costi della politica ma costi di funzionamento della democrazia.

A Fulvio Riccio che chiede se è giusto che i cittadini con le loro tasse paghino 818 euro all’onorevole Evangelisti per venire in Aula a votare la sfiducia a Monti rispondo che è stata una mia scelta, in coincidenza con il primo voto di sfiducia di Italia dei Valori al governo, e che ho ritenuto politicamente rilevante che il gruppo Idv fosse presente nel modo più compatto possibile. Per questa ragione ho chiesto all’On. Evangelisti di troncare una vacanza già programmata negli Usa. Mi è sembrato doveroso, avendogli fatto perdere alcuni giorni di vacanza e quindi il prezzo degli alberghi già pagato ed il biglietto di ritorno già acquistato, rimborsargli le spese di ritorno. In ogni caso, essendo stata una mia scelta, me ne assumo le responsabilità.

A Guido Gentili che si lamenta per l’eccessiva spesa per i caffè, faccio notare che tale spesa è nell’ordine dei cento o duecento euro in un anno e non riguarda parlamentari e dipendenti, ma riunioni che quotidianamente avvengono presso i gruppi parlamentari con parti sociali, rappresentanze di ambasciate, associazioni, enti, istituzioni con i quali un gruppo parlamentare deve intrattenere relazioni e ai quali, spero concorderete con me, non possiamo chiedere di pagarsi il caffè che offriamo. I parlamentari e i dipendenti il caffè se lo pagano, come fa lei. Spendiamo invece, ed è vero, più di mille euro d’acqua per un paio di boccioni collocati negli uffici del gruppo, a disposizione dei dipendenti e della presidenza del gruppo parlamentare, ma, sinceramente, non me la sento di chiedere di bere di meno.

A Giuseppe N., che si lamenta perché abbiamo speso in un anno 4500 euro di cene, mi limito a rispondere la legittimità di questa spesa, visto che in un anno abbiamo fatto in tutto tre cene con i parlamentari (sono anche occasioni per creare spirito di gruppo tra i colleghi) oltre ad una cena di Natale con i dipendenti e ad un pranzo di lavoro con l’ufficio stampa. A me sinceramente non sembra molto. Quanto ai 49.000 euro di parcella pagata al Prof Pace per un parere sull’ammissibilità dei tre quesiti referendari dello scorso anno faccio osservare che stiamo parlando di uno dei più autorevoli costituzionalisti italiani e che il parere era assolutamente indispensabile per non rischiare di raccogliere inutilmente milioni di firme su quesiti che poi potevano essere dichiarati inammissibili. Dovete infatti considerare che tanto il quesito sull’acqua pubblica, quanto quello sul nucleare, riguardavano l’abrogazione di una pluralità di leggi che si erano succedute nel corso degli anni, creando così un’enorme difficoltà nello scegliere tra le norme da abrogare e quelle da tenere in vita.

Lasciatemi chiudere con la frase finale del commento di Giuseppe N. “sfido qualunque altro partito a produrre un rendiconto in modo così analitico”.