La directory sites/default/files/images non è scrivibile

IL CENTRO CHE CI PIACE

Il centro non sarà più il luogo delle ambiguità, dove ci si posiziona comodi in attesa di capire da che parte conviene girarsi. Da oggi, c’è una forza di centro che si assume le sue responsabilità: Centro Democratico. E il suo simbolo sarà sulle schede elettorali del 2013, al fianco di Pd e Sel, così uniti in un’unica grande coalizione di centrosinistra. Quella che serve al Paese. L’unica che può credibilmente riportare sviluppo e crescita. La sola ad aver accantonato ogni personalismo e ad aver finalmente messo in pratica il gioco di squadra.

Lo ha detto bene Enrico Letta, che questa mattina è venuto insieme al collega del Pd Maurizio Migliavacca alla nostra presentazione: “Non abbiamo un'agenda”, ha detto, “ma un programma scritto insieme a tre milioni di italiani nella prospettiva di un gioco di squadra che non è cominciato oggi. Qui c'è una storia comune cresciuta nel lavoro di questi anni”. Una storia, aggiungo io, fatta di lotta al berlusconismo, in tutte le sue forme, e di lavoro per ripulire la politica. Proprio per questo, oggi l’abbiamo detto forte e chiaro: Centro democratico non metterà mai, e sottolineo mai, per nessuna ragione al mondo, nelle sue liste elettorali dei candidati che abbiano anche solo un rinvio in giudizio per tre tipi di reato, che noi consideriamo gravissimi e incompatibili con la funzione pubblica, ovvero corruzione, concussione e associazione mafiosa.

Per uscire dalla crisi abbiamo le idee chiare: non un solo euro in più di debito pubblico, non un solo euro in più di tasse agli italiani, ma una bella cura dimagrante alla pubblica amministrazione. Tappare i buchi del colabrodo che è diventato il settore pubblico in questo Paese. Diminuire i livelli di rappresentanza territoriale (sono 7!), eliminare sprechi e doppioni ingiustificati. Modernizzare le procedure e, soprattutto, spostare le risorse dove servono: ogni euro speso per un dipendente delle Agenzie delle Entrate frutta almeno 5 euro incassati dalla lotta all’evasione. Questo è un esempio di ciò che dobbiamo fare. Per chi fosse interessato, il programma di Centro Democratico sarà presto on line, perché vogliamo condividerlo con più persone possibili.

Intanto l’alleanza è fatta. Con Centro democratico, come ha detto Enrico Letta, “si compie la definizione del "perimetro" del centrosinistra alle prossime elezioni: un'alleanza a tre fra Pd, Sel e, appunto, Centro democratico”. Siamo in pista. Il 12 gennaio siete tutti invitati alla prima assemblea nazionale del nuovo soggetto politico.

ABBIAMO FATTO CENTRO. DEMOCRATICO

Domani un sogno prende vita: Centro Democratico vedrà finalmente la luce e con il nuovo simbolo, insieme a Tabacci, ci presenteremo alle elezioni nell’alleanza di centrosinistra con Pd e Sel. L’appuntamento è alle 10:30 a Roma, presso l’Hotel Nazionale in piazza Montecitorio.
Grazie a tutti voi per aver creduto in questo progetto e per averci dato, giorno dopo giorno, sempre più appoggio. Nessuno avrebbe mai sperato in così poco tempo di arrivare a tanto, ma i fatti ci confermano che l’istanza di cambiamento che sentivamo non era sbagliata, e che soprattutto non eravamo i soli ad averne bisogno come l’aria. Più andiamo avanti più abbiamo prove che la scelta di buttarci senza paracadute alla realizzazione di un progetto in cui credevamo fortemente è stata quella giusta.

Ora, forti della grande alleanza di centrosinistra, guardiamo verso l’Italia che vogliamo: un Paese moderno, che faccia della cultura, della ricerca e del lavoro le sue colonne portanti. Un Paese dove il sistema radiotelevisivo, e più in generale mediatico, sia realmente plurale e si faccia veicolo di Cultura (quella con la “C” maiuscola). Un Paese con una buona legge sul conflitto d’interessi (di cui abbiamo già proposto l’approvazione entro i primi 100 giorni di legislatura). Un Paese giusto, e non giustizialista, che assicuri l’equità sociale. Che abbassi le tasse sul lavoro e ridia respiro alle imprese e ai lavoratori. Che sostenga veramente la famiglia, che favorisca la costruzione di asili nido aziendali e che investa sullo sviluppo ecosostenibile. Che non permetta a professori e chi, come loro, sono motore primo della cultura e dell’etica di qualsiasi Paese di essere relegati ad uno stato di precarietà, basse risorse e poca autorità.
Vogliamo ridare speranza al Paese restituendo prima di tutto speranza ai giovani, dimostrandogli coi fatti che non sono più costretti a scegliere tra l’Italia, e con essa gli affetti della famiglia e degli amici di sempre, e la propria realizzazione professionale. Vogliamo dimostrare noi, prima di tutti, che possiamo creare vera democrazia, prima nella nostra alleanza politica e poi nel Paese.

Ci aspettano due mesi intensi da qui alle elezioni. E nonostante il quadro politico stia cambiando velocemente, il centrosinistra di Pd, Sel e Centro Democratico si conferma l’unica coalizione capace di realizzare ciò che ci prefiggiamo. Siamo orgogliosi di far parte di questo grande progetto, che in questo momento di crisi senza precedenti si prefigge di traghettarci fuori dalla stagnazione e di ridare fermento politico, morale e sociale alla nostra cara Italia. A tutti voi che siete al nostro fianco e che non cessate mai di farci sentire il vostro sostegno, neanche in questi giorni di festività natalizie, il nostro più sentito grazie. Perché è il sostegno di chi incontriamo per strada e ci dice “bravi, avete fatto la scelta giusta, continuate così!” che anima il nostro fare politica. E che tiene viva la speranza per il futuro.

E’ NATA LA TERZA FORZA DEL CENTROSINISTRA

È nata la terza forza del centrosinistra. Alleata di Pd e Sel, con cui si presenterà alle elezioni. Si chiama Centro Democratico. E Diritti e Libertà ne è una componente fondamentale. Tranquillizzo tutti, Diritti e Libertà mantiene la propria forza, il proprio simbolo, la propria identità, è presente in Italia a tutti i livelli.

Abbiamo scelto di aderire al progetto di una lista liberal-progressista per rafforzare quest’area nel centrosinistra. Ora inizia la campagna elettorale e c’è bisogno dell’apporto di tutti voi, che sinora avete risposto in maniera straordinaria.

 

 

ELEZIONI: TABACCI-DONADI, DOPO NATALE NASCE CENTRO DEMOCRATICO
(ANSA) - ROMA, 21 DIC
- Al termine di un incontro politico avvenuto questa mattina, Bruno Tabacci e Massimo Donadi confermano, con una nota congiunta 'la ferma volonta' di dare vita a una iniziativa politica capace di prospettare agli elettori italiani la forza di un 'Centro Democratico' inserito compiutamente nella coalizione di centrosinistra guidata da Pierluigi Bersani'. 'Questa iniziativa - prosegue la nota dei due parlamentari - vuole esprimere politicamente e programmaticamente il messaggio di un nuovo civismo liberale e progressista, di una visione solidale dell'interesse generale, di un'affermazione dei diritti e delle liberta', garantiti da una solida rete di doveri e di responsabilita', di una radicale azione riformatrice. Subito dopo Natale, il 27 o il 28 dicembre, sara' presentato il simbolo del 'Centro Democratico' in una conferenza stampa in cui saranno indicati gli impegni elettorali e gli orientamenti su candidature espressione di movimenti politici, iniziative civiche, testimoni della migliore societa' civile e delle attivita' professionali e lavorative presenti nel Paese'.

BERLUSCONI DAPPERTUTTO, COME IL PREZZEMOLO

Ieri abbiamo chiesto a tutte le forze del centrosinistra di accogliere l’appello di Articolo21 sull’approvazione di una legge sul conflitto d’interessi nei primi cento giorni di governo. Oggi il candidato premier Bersani ha accolto la nostra richiesta. Bene. Questo centrosinistra parte su buone basi. Che vanno rinforzate. Accanto al conflitto d’interessi c’è un’altra priorità: abolire la Legge Gasparri. Un abominio politico. Anche questo va fatto nei primi cento giorni. Prima che si insedi il nuovo governo, però, si deve impedire a Berlusconi di inquinare la campagna elettorale con la sua straripante presenza in televisione. È dappertutto ormai, un presenzialista di professione. Per questo abbiamo chiesto un incontro urgente ai presidenti della Agcom e della Commissione di Vigilanza. Diritti e Libertà sostiene convintamente le battaglie per la libertà d’informazione e aderisce al documento di Art.21. Chiediamo a tutte le forze politiche di fare altrettanto perché è una battaglia di civiltà. Di diritti e libertà.

“Superiamo il ventennio del berlusconismo”. Il documento finale dell’assemblea di Art.21

L’assemblea di Articolo21, convocata ad Acquasparta, nei giorni 9 10 11 novembre, ha deciso di acquisire e far proprie le relazioni e le proposte emerse nelle relazioni svolte nell’ordine, da Roberto Zaccaria, Tana De Zulueta, Nicola D’Angelo,Vincenzo Vita, Monica Guerritore, Marino Sinibaldi, Nino Rizzo Nervo, Barbara Scaramucci, Beppe Giulietti.
É giunto il momento di superare davvero il ventennio del berlusconismo, ma questo richiede anche una discontinuità politica ed etica proprio a partire dal tema del conflitto di interessi, la cui mancata risoluzione sta all’origine della metastasi che ha corrotto in profondità non solo il sistema mediatico, ma l’intero ordinamento democratico.
Sotto questo profilo, con particolare riferimento al sistema della informazione, il medesimo governo Monti non ha voluto o potuto introdurre innovazione alcuna a conferma della persistenza del problema.
Non causalmente l’Italia continua ad occupate le posizioni di coda, in materia di libertà di informazione, in tutte le graduatorie internazionali.
Di fronte a questo quadro l’assemblea ha deciso di rilanciare la campagna per il superamento del conflitto di interessi, per una rigorosa normativa anti trust, per una immediata modifica dei criteri di nomina delle Autorità di garanzia e del Consiglio di amministrazione della Rai.
I partiti debbono uscire dalla gestione diretta degli organismi di garanzia, le candidature debbono essere pubbliche e realmente confrontabili, la fonte di nomina deve comprendere anche le rappresentanze della cittadinanza attiva, ma allo stesso modo si deve anche denunciare la crescente invadenza dei governi (vedi la situazione della Rai) e la persistente presenza di consorterie e di logge che hanno ormai assunto il controllo di tanta parte del settore dei media, a partire dal servizio pubblico.
Le proposte elaborate, a partire dai testo di legge già presentati da Roberto Zaccaria e da Tana De Zulueta, saranno da noi presentate a tutte le forze politiche e sociali, a tutti i candidati alle elezioni primarie, a quante e quanti si candideranno alla guida del paese, affinché questi temi, rimossi nello scorsi ventennio, non lo siano anche nel prossimo, a prescindere da chi vincerà.
Nell’immediato l’assemblea dichiara il proprio impegno a sostenere e a partecipare a tutte le iniziative che saranno promosse dalla Fnsi, dall’Ordine dei giornalisti, dai cronisti italiani per contrastare qualsiasi ipotesi di legge bavaglio.
Il testo della legge sulla diffamazione, attualmente in discussione al Senato, è ancora insufficiente e, soprattutto, non ha raccolto le proposte relative alle “querele temerarie“, al Giurì per la lealtà della informazione, alla equità delle sanzioni e all’obbligo di “rettifica documentata”.
Da qui il giudizio negativo, l’invito a non abbassare la guardia e a promuovere, eventualmente, una grande manifestazione nazionale.
In materia di proposte di legge in attesa di approvazione, l’assemblea chiede alla Camera dei deputati di procedere alla celere approvazione, senza ulteriori modifiche, del testo sul cosiddetti “equo compenso”, prima parziale risposta alle attese e ai diritti negati di centinaia e centinaia di giornalisti precari e free lance. Ma è altrettanto urgente una legge sull’editoria che eviti la sparizione di decine di testate che hanno uno straordinario valore culturale e contribuiscono al pluralismo dell’informazione.
L’assemblea ha anche deciso di deliberare il proprio formale sostegno alla prima iniziativa promossa da cittadini e associazioni dell’Europa comunitaria per la presentazione di una legge iniziativa popolare volta a chiedere al Parlamento e alla commissione europea una normativa anti trust e sul pluralismo, comune e condivisa.
L’assemblea, infine, ha deciso di promuovere e di rilanciare la campagna “Ti Illumino di piü” con l’obiettivo di riporre al centro della attenzione politica e mediatica quei temi e quei soggetti sociali davvero esclusi dalla rappresentanza e dalla rappresentazione perché sgraditi allo spirito dei tempi e alla sub cultura del conflitto di interessi, della rissa,della esibizioni dei corpi dei capi e dei loro imitatori.
Questa orgia verbale ha contribuito a nascondere grandi temi: dalla questione sociale ai beni comuni, dal degrado dei beni culturali ed ambientali alla crisi della formazione pubblica, dalle guerre nel mondo alle vite precarie, dal “femminicidio” alle morti sul lavoro, sino alla tratta degli esseri umani e alle minoranze “umiliata ed oscurate” dai curdi ai palestinesi, per fare solo qualche esempio.
Su questi temi é necessario aprire una grande battaglia culturale, ma anche discutere senza reticenze corporative sulle nuove forme di censura determinate dalle omissioni, dalla negazione stesso della notizia.
Da qui anche la necessità di ripensare modi e forme della produzione televisivo, e non solo, dei format, dei talk show, puntando ad una rivalutazione delle inchieste sul campo, diventate sempre più rare, forse tra le principali vittime di questa troppo lunga stagione politica e mediatica.
Alla campagna “Ti Illumino di piú” hanno sin qui aderito, tra le associazioni presenti ad Acquasparta”: Articolo21, la Tavola della Pace, Libera, Lbera Informazione, Fnsi, Usigrai, Comitato per la libertà di informazione, Libertá e giustizia, Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno, Giulia, Tavolo Donne e media.
La campagna avrà, tra gli altri obiettivi, quello di chiedere in modo formale alle Autorità di garanzia del settore, alla commissione parlamentare di vigilanza, alla presidenza della Rai di promuovere la istituzione di un Osservatorio capace di rilevare non solo la presenza dei partiti nei tg e nei gr, ma anche la eventuale presenza dei soggetti sociali e dei temi effettivamente presenti e narrati dai media pubblici e privati.
Un appello poi sarà rivolto agli organismi di garanzia affinché in occasione delle elezioni primarie e della raccolta di firme per i quesiti referendari, sia garantita ai cittadini una informazione rigorosa e completa, che consenta davvero pari opportunità alle candidate e ai candidati, e la doverosa illuminazione di quesiti che riguardati davvero milioni di persone, quali quelli relativi all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
L’assemblea, infine, ha deciso di riconvocare la prossima assemblea sulle prospettive della rete, sui i rischi di censura, sulle nuove professionalità emergenti, sull’uso delle parole nella stagione del post berlusconismo.
Una particolare attenzione sarà dedicata all’articolo 43 della Costituzione che rafforza l’idea di bene comune ed apre la strada a forme di coinvolgimento, sin qui non sperimentate, rivolte ai cittadini utenti nella gestione diretta dei servizi essenziali.
Un grazie, infine, a quanti hanno partecipato e reso possibile l’assemblea di Acquasparta che ha segnato un veto e proprio salto di qualità nella vita di Articolo21.

MONTI: DA RISORSA A COMPETITOR

Mario, ti piace vincere facile? (potremmo anche far partire il gingle di una nota pubblicità) La sfida è su chi sia più credibile. Avversario: Silvio Berlusconi. Se Monti scende in campo diventa un competitor elettorale e non una figura di garanzia per l'Italia e una risorsa per le istituzioni.

Anche se non condivido alcune sue scelte, che il professore abbia restituito credibilità al nostro Paese è una verità oggettiva. E gliene va dato merito. Certo, ne abbiamo apprezzato ancora di più gli effetti anche perché fino al giorno prima l’immagine dell’Italia agli occhi del mondo intero era fatta di “cucù” e corna nelle foto di rappresentanza dei capi di governo delle nazioni più influenti al mondo. Per contrasto dunque, perché il suo predecessore si chiama Silvio Berlusconi. Un mondo, quello del Cavaliere, fatto di promesse non mantenute, di insulti, di demagogia, di fallimenti e disastri politici ed economici. Oltre che di amicizie, al di qua e al di là del confine, non troppo raccomandabili. E di festini con giovani minorenni, di barzellette, di conflitto di interessi, di negazione della realtà… l’elenco potrebbe continuare.

Il problema adesso non è tanto perdere o no Monti come figura di garanzia agli occhi dell’Europa, ma come l’Italia, nel suo complesso apparato di funzionamento, nelle sue istituzioni, nelle forme di partecipazione alla vita democratica, nell’investimento nello sviluppo e nel lavoro, nella sua giustizia sociale, possa tornare ad essere un sistema affidabile e credibile. E io credo che possiamo rimettere in moto la macchina con un governo di centrosinistra stabile, che investa nello sviluppo garantendo il rispetto degli accordi presi con l’Europa. Questa è la vera speranza per il nostro Paese. Certo è che, se Monti scendesse veramente in campo, rappresenterebbe un avversario politico di indubbio spessore, niente a che fare con lo show (nel vero senso della parola) di Berlusconi a cui stiamo assistendo in questi giorni. Il quale, oltre che farci ridere, è evidente che non può dare altra garanzia agli italiani. Ma non va sottovalutato.

DI SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE

Domenica, all’assemblea romana di Diritti e Libertà ho detto che siamo il partito della Costituzione, che il nostro nome richiama i primi dodici articoli della Carta. Dopo aver visto lo straordinario spettacolo di Roberto Benigni sono ancora più convinto di quelle parole, ma senza presunzione perché la nostra bellissima Costituzione è un patrimonio di tutti. Non a caso l’hashtag #lapiùbelladitutte ha spopolato su twitter.

Non abbiamo chiaramente né l’intenzione né la follia di voler avere l'esclusiva sui principi fondanti del nostro ordinamento e sulle regole del patto sociale che tiene insieme lo Stato e la Nazione. Lavoriamo affinché siano davvero di tutti. Abbiamo già fatto nostre le parole di Gustavo Zagrebelsky e di Sandra Bonsanti di Libertà e Giustizia. Oggi parlare della Costituzione è più facile. A parte qualche squallido attacco dei talebani del Pdl, che forse preferiscono le interviste di Barbara D’Urso a Benigni, lo show di ieri sera è stato un successo strepitoso. Ha fatto sentire gli italiani fieri dei valori dello Stato.

Ma non per questo dobbiamo dimenticare che difendere la Costituzione non è un fatto scontato e banale. Gli ultimi venti anni insegnano. La Carta è finita nel mirino di chi voleva disgregare le istituzioni per tornaconto personale e la sua difesa in certe fasi è stata dura e difficile. Scardinare l’argine costituzionale avrebbe significato consegnare l’Italia alle tentazioni del populismo e a possibili ritorni di forze antidemocratiche. Garanti della Costituzione in anni turbolenti sono stati i presidenti Scalfaro, Ciampi e Napolitano. E tutte le forze del centrosinistra. Non dobbiamo illuderci di aver vinto, perché la nostra libertà va difesa sempre.

Non mancheranno in futuro gli stolti che diranno "la Costituzione è una legge come tutte le altre", oppure "la Costituzione è stata scritta dai comunisti", oppure "basta con tutte queste leggi e leggine". Frasi raccapriccianti, come il pensiero politico che le supporta.

Ultima considerazione, lo show sulla Costituzione ha fatto ascolti record. La dirigenza Rai dovrebbe riflettere sui palinsesti e cambiarli, per offrire un’offerta culturale più ampia. Si è visto: la cultura paga.

LE TRUPPE CAMMELLATE VANNO DA ALTRI...

C’è chi ha bisogno delle truppe cammellate trasportate con gli autobus per riempire un teatro e chi, come noi, no. L’assemblea di ieri a Roma è stata un successo, una dimostrazione tangibile della presenza di Diritti e Libertà non solo nel Lazio, ma in tutta l’Italia. 700 persone, militanti e simpatizzanti, si sono presentate al Teatro Italia di Via Bari. 700. Come i nostri amministratori eletti nei territori. Il giorno dopo, possiamo dire che l’assemblea romana è stata un successo.

Per noi è stata una giornata di primavera. Abbiamo celebrato la prima assemblea regionale in una sala strapiena. Tante persone sono venute per ritrovare idee, progetti, valori. Il nostro ex partito, Italia dei Valori, ha inseguito nell'ultimo anno ogni populismo ed estremismo, tradendo dodici anni di storia nel centrosinistra.
Alla nostra assemblea è venuta la parte migliore di quelli che, in questi dodici anni, hanno portato avanti i propri valori con coerenza. E che vogliono vera democrazia e vera partecipazione. Tutti i partiti della Seconda Repubblica, infatti, a parte il Pd, sono partiti padronali. Oggi siamo in grado di dire che questa concezione ha fallito. Perché, se non c'è democrazia al proprio interno, come si può pensare di portarla nel Paese?

Dopo vent'anni si è chiusa una fase, che ripropone gli stessi problemi, ancora più gravi di prima. Noi siamo usciti dall’Idv  perché abbiamo scelto di rafforzare l'area liberal-progressista del centrosinistra. Per costruire un programma di governo che punti su legalità, crescita, equità, solidarietà e innovazione. Diritti e Libertà è un movimento nato sulla base dei primi dodici articoli della Costituzione. Noi vogliamo essere Il Partito della Costituzione.
Ci hanno detto che ci dovremmo vergognare. Io rispondo che ieri, all’assemblea, e a seguirci su facebook e twitter, c’erano persone che hanno avuto coraggio di mettere in gioco la propria storia, con grande responsabilità, senza pensare a poltrone che non ci sono.

Siamo qui per costruire un governo liberal-progressista dopo l'esperienza dei tecnici. Il governo Monti ha preso i soldi dove sapeva di trovarli rapidamente. Ha preso ai lavoratori e ai pensionati. Il centrosinistra è l'unica coalizione che può invertire la rotta e puntare su equità e solidarietà. E le parole del responsabile Economia e Lavoro del Pd, Stefano Fassina (“Non sono qui per un saluto né per un atto di cortesia, ma per una testimonianza di sostegno politico convinto e pieno. Diritti e Libertà aiuta il centrosinistra a recuperare credibilità politica”), mi hanno fatto molto piacere. Su queste basi si può, davvero, fare un grande lavoro per rilanciare l’Italia.

RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA RICCHEZZA

La crisi c’è, ma non siamo poveri. Abbiamo due problemi da affrontare. Il primo è che lo Stato spende male i suoi soldi. Il secondo riguarda la distribuzione della ricchezza, che è sbilanciata, con le disuguaglianze in aumento. “La distribuzione della ricchezza è caratterizzata da un elevato grado di concentrazione'', lo afferma la Banca d'Italia spiegando che la metà più povera delle famiglie italiane detiene il 9,4% della ricchezza totale, mentre il 10% più ricco ha il 45,9%. L'indice di Gini, che misura il grado di disuguaglianza, risulta in aumento. Mantenendo le politiche di rigore (non possiamo fare altro) dobbiamo investire nella crescita e nell’equità sociale. Facile a dirsi, direte voi. Come fare?

Il modo in cui reperire i fondi da investire nella crescita è una strada obbligata: dobbiamo snellire la pachidermica macchina dello Stato, che spreca una quantità enorme di risorse restituendo ai cittadini servizi indegni di una tra le prime otto potenze economiche del pianeta. È vero che c’è la crisi, ma è anche vero che l’Italia è un grande Paese, pieno di risorse, di energie e con una buona quota di ricchezza accumulata. Riappropriamoci della nostra ricchezza. Dobbiamo eliminare tutti gli sprechi statali e burocratici che costano cifre spropositate e non danno nulla ai cittadini.

Penso all’enorme buco della sanità regionalizzata. Qualcuno mi deve spiegare, ad esempio, perché il costo di uno stesso strumento medico varia da 200 a 2000 euro. Qualcuno deve spiegare perché abbiamo così tanti enti territoriali con competenze spesso sovrapposte. Le pubbliche amministrazioni sono un colabrodo: per 100 euro che ci versiamo dentro, 20 vengono dispersi in inefficienza e clientelismo. Il problema non è che non produciamo ricchezza, è che la disperdiamo. È come pretendere di riscaldare un appartamento tenendo la finestra aperta. Lo Stato deve funzionare come una macchina di Formula Uno: massima efficienza, niente sprechi. Abbiamo le competenze per farlo. Efficienza e meritocrazia devono essere le parole d'ordine. Gli stessi dipendenti pubblici lo vorrebbero come l'aria. Ecco come si arriva a ridurre le tasse e favorire gli investimenti.

ADELANTE! ADELANTE!

“Adelante!Adelante!” cantava in una bellissima canzone De Gregori. Adelante descriveva l’Italia di più di vent’anni fa, ma sembra scritta ieri. Raccontava un viaggio nella nostra terra che inverte torto e ragione. Anche Diritti e Libertà ha appena iniziato il suo viaggio, ma per mettere a posto i torti e le ragioni, almeno in politica. Diritti e Libertà è appena partita, ma già cresce con una velocità impressionante. In soli venti giorni abbiamo costruito una forza politica nazionale, ben radicata sul territorio. Abbiamo di fatto vinto il congresso che Italia dei Valori ci ha negato.

Hanno già aderito oltre 700 amministratori, eletti in tutta Italia. Dai consiglieri regionali ai consiglieri comunali. Sindaci e assessori. Intere strutture territoriali hanno aderito al nostro progetto politico che vuole rafforzare l’area liberal-progressista del centrosinistra. Con le nostre priorità di programma. La legalità, la lotta alla corruzione (che costa 60 miliardi all’anno secondo la Corte dei Conti), la crescita e l’equità sociale, l’innovazione. Meno tasse sul lavoro per favorire la crescita e gli investimenti.

Si può fare. Si può e si deve fare per uscire da una crisi che la politica non ha saputo fronteggiare, perché al governo c’è stato Berlusconi per quattro anni e per quattro anni ha negato che la crisi esistesse. Diritti e Libertà vuole portare nel centrosinistra una ventata di novità ed aprirsi alle tante realtà civiche esistenti in Italia. Il nostro è un progetto aperto, in continuo divenire. Non vogliamo fermarci e non puntiamo semplicemente a presentarci alle elezioni. Vogliamo costruire un nuovo modo di fare politica.

Se c’è chi dice ‘chi non è d’accordo con me fuori dalle palle’, noi diciamo ‘porta il tuo contributo, sarai ascoltato, ci confronteremo insieme’. Ma voglio essere chiaro su un punto: non prendiamo tutti. Di gente che ha bussato alla nostra porta ce n’è stata tanta e la maggior parte è stata accolta. Ma abbiamo detto anche dei no importanti. A ben 7 consiglieri regionali che avevano chiesto l’adesione abbiamo riposto picche. Il loro curriculum politico e talvolta giudiziario non era immacolato. E ci vuole forza per dire no quando sei appena all’inizio di un percorso lungo. Ma non si può svendere la coerenza per qualche voto.

Chi intende entrare in Diritti e Libertà solo per garantirsi uno strapuntino sarà respinto, così come chi non ha le carte in regola. Diritti e Libertà vuole portare queste idee nel centrosinistra. Per renderlo più forte. Ognuno nel rispetto della propria identità. Domani saremo a Torino per presentare il coordinamento regionale del Piemonte. Domenica a Roma, lunedì in Toscana, martedì in Puglia, poi Sardegna e Liguria. Ci siamo. E siamo tanti. Adelante!

LA DEMOCRAZIA PARTE DAI PARTITI

Chi non ha democrazia al proprio interno non può produrla nel Paese. È solo a partire dal rispetto di questa verità tanto semplice quanto inconfutabile che i partiti potranno ridare davvero fiducia e speranza al Paese. Ormai i partiti padronali, basati sul carisma dell’uomo della provvidenza, stanno rivelando tutta la loro inconsistenza, la loro fragilità. Anche Grillo, che proprio della democrazia si era fatto baluardo e primo difensore (voleva addirittura farci credere di essere rimasto l’unico), ci ha rivelato il suo vero volto. Difendere la democrazia con la dittatura. Chi vuole prendere in giro?

Il Movimento 5 Stelle sta diventando il prototipo più riuscito dei partiti padronali, tradendo la sua impostazione originaria, orizzontale. Sarà la più grande delusione degli italiani di questa tornata elettorale. La mia più profonda solidarietà va ai consiglieri Favia e Salsi, che purtroppo subiscono sulla loro pelle quella che si sta dimostrando una regola della non-democrazia italiana: i partiti padronali non sono capaci di evolvere verso forme di democrazia e partecipazione interna.

Ecco perché è nato Diritti e Libertà, perché pensiamo che se non partiamo noi per primi dalla democrazia, allora sarà davvero difficile restituirla al Paese. Questa Seconda Repubblica, dilaniata da ‘ghe pensi mi’ e salvatori della Patria, è una pagina della nostra storia da chiudere oggi, al più presto, che non superi le prossime elezioni.

Dalla democrazia e dalla coerenza dei movimenti politici che parteciperanno alle elezioni dovrà partire la modernizzazione anche politica ed istituzionale del Paese. Tocca alla politica per prima, perché solo la politica potrà dare avvio a quelle riforme strutturali che la nostra Italia oggi ci chiede. Diritti e Libertà  ha accettato la sfida. A chi vorrà unirsi a noi, do appuntamento in prima linea. Perché se, come dice Grillo, c’è una guerra, è una guerra per la democrazia, i diritti e la libertà.