agosto 2011

ROMA BRUCIA E NERONE SUONA LA LIRA

Berlusconi novello NeroneBerlusconi novello Nerone Dimissioni del governo e nuove elezioni a novembre, come in Spagna. E’ questa la nostra richiesta ed è questa la ragione per la quale abbiamo presentato una mozione di sfiducia al Governo. Quando in un paese c’è un governo delegittimato, privo di credibilità internazionale e impantanato come questo, le elezioni sono una buona notizia per i mercati finanziari. In Spagna è accaduto esattamente questo. Chi, in questi mesi, ha sostenuto il contrario lo ha fatto o per paura delle urne o per cercare una scorciatoia per andare al governo. Noi a questi giochetti non ci stiamo ed è per questo che chiediamo a tutte le opposizioni di sostenere la nostra mozione che inchioda il governo ai suoi errori, egoismi, alla sua visione miope e a senso unico.E’ evidente, ormai da tempo, che il Paese è guidato da una maggioranza di natura solo numerica. Dopo la fuoriuscita di una parte consistente del centrodestra e la nascita di Fli, di fatto il paese è privo di una maggioranza politica. In questo quadro di tutti contro tutti, di ricatti continui e di atti di compravendita parlamentare, il governo e la maggioranza hanno ampiamente dimostrato di non avere più una visione comune e di non essere più in grado di immaginare e costruire un quadro di riforme per il bene del Paese. L’azione del Governo, sotto scacco di una maggioranza divisa che pone ricatti continui, è capace solo di dar vita  ad atti inutili ed inefficaci, e talvolta incostituzionali, come nel caso dell’apertura di sedi distaccate di rappresentanza operativa di 3 ministeri al Nord.Questo governo, in una situazione di straordinaria emergenza economica, non ha saputo dare adeguate risposte. Prova ne sia che i mercati hanno bocciato la manovra economica e che l’Italia è sotto minaccia delle speculazioni finanziarie, perché questa manovra è recessiva, non credibile perché scarica più del 90 per cento delle misure decisive a dopo la fine della legislatura in corso. Abbiamo perso ogni credibilità sui mercati e gli scenari internazionali, anche a causa di un Presidente del Consiglio travolto da scandali personali, inchieste, condanne e processi che lo riguardano. L’elenco dei ministri travolti da inchiesta è lungo e parte da lontano. Oggi annovera anche il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, il cui più stretto collaboratore è accusato di aver commesso plurimi e gravissimi reati, al punto che su di lui pesa una richiesta di arresto della magistratura. Nella migliore delle ipotesi, Tremonti avrebbe pagato in nero una casa in subaffitto. Che credibilità ha un ministro dell’Economia sul fronte dei mercati internazionali? Quale autorità morale ha per chiedere sacrifici agli italiani? E mentre Roma brucia, Nerone suona la lira. Il Premier, ossessionato dalle sue beghe giudiziarie, si preoccupa solo di  imporre la fiducia sul processo lungo, che indebolirà ulteriormente il sistema della giustizia, misura della civiltà e della democrazia di un Paese. Restituiamo la parola ai cittadini. Diamo al Paese un governo forte e legittimato dalla volontà popolare. Questa è l’unica via per la ripresa.

TRE DOMANDE A GIULIO TREMONTI

 Dunque, la procura di Roma ha aperto un fascicolo processuale sul presunto spionaggio del quale sarebbe stato vittima il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il fascicolo ha preso spunto dalle dichiarazioni del ministro che, nei giorni scorsi, aveva detto di aver abbandonato la caserma perché si sentiva “spiato, controllato, pedinato”, gettando non poco discredito su un intero corpo fiore all’occhiello di questo paese, fatto, per la maggior parte, di uomini e donne che per pochi euro al mese combattono una piaga enorme come quella dell’evasione fiscale. Un caso evidente di annaspamento quello del ministro Tremonti.  Che la Guardia di Finanza sia oggetto di politicizzazione lo abbiamo visto bene in questa legislatura ma ne avevamo avuto assaggio anche nella precedente. Questa situazione grave deriva da dal sistema di nomina del vertice delle Fiamme Gialle e si e' indubbiamente accentuato a  dismisura da quando la scelta del comandante generale della Guardia di Finanza, può avvenire all'interno del Corpo e non più, come era in passato, solo scegliendo all'esterno. E' chiaro che questa innovazione ha acceso la competizione  interna e ha messo in moto una serie di partite politiche che  riguardano uno degli snodi delle istituzioni del Paese. La nomina di  un comandante generale esterno, ha accentuato il tasso di invadenza  della politica. Detto questo, però, è sempre più evidente che la vicenda Tremonti, ogni giorno di più, anzichè chiarirsi, si fa più opaca. Il ministro sembra essere caduto nelle sabbie mobili: più si muove più affonda, più dice sulla sua vicenda e maggiori sono i dubbi e le complicazioni che emergono.Perché Tremonti ha delegato i rapporti con la Guardia di Finanza a un personaggio equivoco e discutibile come Milanese? Perché non spiega, documenti e estratti conto alla mano, come pagava la casa di  Roma? Chi e perché lo pedinava? Noi dell'Italia dei Valori riteniamo che un ministro che si appresta a chiedere nuovi sacrifici e ulteriori  rinunce agli italiani, dovrebbe avere la morale specchiata. Non e' il  caso di Tremonti diventato ormai una fonte di equivoci e imbarazzi e che, per questa ragione, farebbe meglio a  dimettersi. 

UNA VERGOGNOSA CASTA DI INTOCCABILI

Ieri Italia dei Valori ha sfidato la Casta, presentando un ordine del giorno che chiedeva l’abolizione dei vitalizi per i parlamentari ed il trasferimento della pensione degli ex sotto l’ala dell’Inps, in base ai contributi effettivamente versati di parlamentari. Con un trucchetto, però, la Camera (e oggi il Senato) ha modificato le regole a gioco in corso, bocciando il nostro ordine del giorno che avrebbe portato ad un risparmio effettivo di 150 milioni di euro l’anno e che avrebbe dato un segnale concreto nella lotta agli sprechi della politica che a parole tutti vogliono ma che nei fatti tutti evitano come la peste. Il presidente Gianfranco Fini ha bollato il nostro ordine del giorno come inammissibile “per una questione di metodo” adducendo la scusa che la Corte Costituzionale stabilisce che non si possono sopprimere i vitalizi in essere e intaccare i diritti acquisiti, ma solo intervenire per il futuro. In realtà, ci sono numerose sentenze della Corte che dicono l’esatto contrario, a maggior ragione se si tratta di vitalizi dei parlamentari che sono una via di mezzo tra una pensione ed un atto di liberalità. La realtà è che questa maggioranza cambia le regole del gioco in corsa e solo ed esclusivamente a suo piacimento. Lo stesso ordine del giorno, infatti, solo un anno fa era stato ammesso, discusso e votato. Cosa è cambiato rispetto ad allora? Altro che metodo! La verità è che il nostro ordine del giorno è stato respinto per tutt’altra ragione, cioè per la paura di dover sostenere le critiche dell’opinione pubblica nel bocciarlo, o, peggio ancora, il rischio di doverlo votare proprio per non essere travolti dalle critiche. I capigruppo si sono dunque coperti gli occhi e chiusi a riccio, dicendo no a priori alla nostra proposta. Intanto, però, la manovra varata da questo governo spolpa gli italiani che, tra un sacrificio e l’altro, per barcamenarsi sono costretti a rinunciare alle vacanze, e a trascorrere l'estate in città. La casta, al contrario, non rinuncia a niente, preferisce nascondere la testa sotto la sabbia piuttosto che mettere mano ai propri privilegi. Così, mentre si attacca come una sanguisuga alle tasche dei contribuenti, non solo non rinuncia alle ferie, ma si concede addirittura il lusso di prolungarle di una settimana a settembre. Questione di metodo…tutto loro!

DAL PREDELLINO ALLA SEDIA A DONDOLO

Chi si aspettava qualcosa di più sarà rimasto profondamente deluso. Era lecito d’altronde aspettarselo. Noi no. Non ci aspettavamo né più né meno di quello che è stato. Quello del presidente del Consiglio è stato un intervento piccolo piccolo, modesto, scontato, di corto respiro, una via di mezzo tra la relazione del ragionier Fantozzi, con tutto il rispetto per tutti i ragionieri d’Italia ed il mitico Fantozzi, e quello di un incantatore di serpenti che non incanta più nessuno. Un intervento spompato, senza afflato, con un'unica eccezione, quando il presidente del Consiglio ha mostrato viva preoccupazione per le sue aziende, piuttosto che per la nave Italia. Per quanto riguarda, poi, i contenuti, c’è da ridere, se non ci fosse da piangere. Tra le mirabolanti proposte per rilanciare l’economia, il governo propone nientepopodimeno che… il completamento della Salerno Reggio Calabria, la riduzione delle auto blu ed il nuovo statuto dei lavoratori. Ha ragione Tito Boeri: parole in libertà, i discorsi vuoti sono peggio dei non discorsi e meglio avrebbe fatto Silvio a non parlare proprio. L’impietoso e geniale Massimo Gramellini ha scritto oggi su "La Stampa" Il cavaliere senza benzina. Se quello di ieri doveva essere il nuovo predellino, si è rivelato per quello che è. Il discorso della sedia a dondolo: mancava solo la copertina di lana sulle ginocchia e la papalina in testa. E mi fermo qui, per carità di Patria. Nessuna indicazione di interventi urgenti sui conti pubblici, solo generici impegni. Il presidente del Consiglio continua a far finta di niente. Dice che l’economia è solida. Che la nave non affonda. Ed oggi, all’incontro con le parti sociali, ha annunciato un provvedimento per fermare l’abuso delle intercettazioni. La privacy, ha detto Silvio, è il principale diritto di libertà. Avete capito l’antifona? Qualcuno nutre ancora dubbi sulle priorità di Silvio?

IL PARLAMENTO RIAPRA I BATTENTI ORA!

L'incontro tra le parti sociali e le opposizioni, cui ho preso parte con il presidente Di Pietro, è stato importante e proficuo. E' emerso un quadro preoccupante, drammatico ma soprattutto è emersa con assoluta evidenza l'incapacità e l'inerzia del governo che ha rinviato tutto a settembre. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, unitamente a tutte le altre parti sociali e sindacati, hanno sottolineato l'assoluta necessità ed urgenza di prendere provvedimenti ora, già a partire dalle prossime settimane. Italia dei Valori si è presentata all'incontro con una proposta concreta, una proposta di legge che, per molti aspetti e linee guida, ricalca la proposta delle parti sociali. Lo abbiamo messo sul tavolo, offrendolo sia alle parti sociali che agli altri partiti di opposizione. Ancora oggi, nonostante le dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio dei ministri alle Camere e l'incontro tra le parti sociali ed il governo di ieri, le turbolenze sui mercati finanziari continuano a colpire pesantemente la borsa ed i titoli del debito pubblico italiani. E' evidente che i mercati finanziari giudicano inadeguato, insufficiente, e comunque poco credibile, il piano di azzeramento del deficit varato dal Governo con il decreto legge sulla manovra. Le stesse parti sociali hanno sottolineato la necessità di adottare, con carattere di assoluta immediatezza, nuove e più incisive misure strutturali che rendano plausibile e sostenibile nel Paese il raggiungimento dell'obiettivo dell'azzeramento del deficit entro il 2014 e il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, ha invocato la necessita' che l'Italia adotti con urgenza misure strutturali di riforma finalizzate al risanamento dei conti pubblici. Noi abbiamo messo la nostra proposta sul tavolo delle parti ed abbiamo chiesto ai presidenti dei due rami del Parlamento, Schifani e Fini, di convocare con urgenza, già a partire dalla prossima settimana, le rispettive assemblee, procedendo alla calendarizzazione della nostra proposta di legge e di analoghi disegni di legge di altre forze politiche o di iniziativa governativa. Non c'è tempo per aspettare. Settembre è troppo lontano. Bisogna agire subito, ora. Per questo oggi, rinnoviamo a tutte le forze politiche e al governo di esaminare il nostro disegno di legge, che va nella direzione auspicata dalle forze sociali, ma siamo pronti a misurarci con qualunque proposta e da chiunque provenga purché efficace. Ci auguriamo che, già a partire dalle prossime ore, arrivino proposte concrete anche dalle altre forze di opposizione e soprattutto dal governo. Il momento è drammatico e se il Governo non risponderà a questo appello, allora il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dovrà davvero considerare il da farsi, perché un governo inerme, che non agisce di fronte ad una situazione di emergenza economica e finanziaria come questa, è un governo che va rimosso.

ARROGANTI ALLO SBARAGLIO!

Tag: Camere , crisi , manovra , Tremonti , Ue
Il dato più sconcertante ed avvilente di queste ultimi giorni e in questi venti di crisi è la consapevolezza di avere a che fare con un governo che ha si è deciso ad intervenire e ad assumere le decisioni annunciate ieri solo perchè di fatto commissariato dagli altri governi occidentali. Sono allo sbando, commissariati da Bce e Ue e perseverano nella loro arroganza. Ma ancora più sconcertante ed avvilente è che, per un malinteso senso di autosufficienza, non accolgano i suggerimenti dell'opposizione e perseverino nell'attuare una manovra di bilancio che sarà un massacro per il Paese, perchè produrrà nuove tasse, tutte a carico del cento medio basso. Ma chi credono di prendere in giro? Non è inserendo una frasetta di modifica nella costituzione, e mi riferisco alla costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, che si cambia la situazione nel Paese. Se bastasse questo, avremmo risolto tutti i nostri problemi. Riunire le Camera è una priorità e tale per noi rimane. Siamo stati i primi a chiedere che il Parlamento riaprisse i battenti, vista la grave situazione economica e finanziaria e la minaccia di speculazioni. Ma lo abbiamo chiesto per approvare provvedimenti reali, per adottare norme utili che ridiano competitività al sistema economico del Paese, che incidano con efficacia sull'economia reale, non per basse operazioni di marketing, ad uso e consumo dei media. Farlo, invece, per cambiare una frase nella Costituzione è una buffonata. Se Tremonti e Berlusconi pensano di venire in Parlamento, la prossima settimana, per venirci a raccontare queste balle, è meglio che restino sotto l'ombrellone. Se l'intenzione del governo, dunque, è quella di applicare subito i 30 miliardi di nuove tasse, inseriti nella manovra originaria, il rischio è che ci siano più danni che vantaggi per la nostra economia. Per questo, ci opporremo con tutte le nostre forze.

PAOLA HA DETTO SI. E IO LE DICO GRAZIE!

Oggi, sfioro un argomento diverso. Volutamente. Qualche giorno fa, Paola Concia ha sposato nel municipio di Francoforte, in Germania, Ricarda, la sua fidanzata. Le avrei fatto gli auguri in privato, così come merita un'occasione del genere. Invece, ieri, il quotidiano cattolico Avvenire, in un editoriale, ha bollato le nozze come un caso politico, più che un matrimonio. Una scelta, secondo Avvenire, fatta più per scatenare l'ennesimo sterile scontro. Pur rispettando il privato dell'onorevole Concia e i sentimenti in gioco, secondo il quotidiano dei Vescovi italiani, bisogna chiedersi per quale motivo debbano farsi pretesto per il solito polverone propagandistico e il solito caso ad orologeria. Paola e Ricarda hanno deciso di amarsi e di vivere insieme? In Italia non c'e' una legge che lo impedisce. Anzi, ci sono norme del diritto civile che tutelano e regolano i diritti dei singoli e i loro rapporti. E' davvero cosi' stravagante la nostra Costituzione che riconosce e regola la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna?. L'intromissione di Avvenire, secondo quanto è scritto nell'editoriale, è giustificata dal fatto che se l'onorevole Concia non avesse deciso di dare al suo gesto massima e ostentata visibilità. Addirittura attraverso la vendita dei diritti della cerimonia tedesca ad una rivista. Una scelta "aderente ai peggiori modelli mediatici e commerciali che, da parte di una donna di sinistra, alternativa e controccorente, francamente delude un po'. Ebbene, chi delude in questo caso non è l'onorevole Concia che, per quanto ne sappiamo e ne sa Avvenire, potrebbe aver devoluto i diritti di quelle immagini in beneficienza senza volerne dare di contro pubblicità. Detto questo, chi deve uscire dal ghetto, chi deve affermare un diritto ha bisogno di gesti eclatanti, ha bisogno di colpire l'opinione pubblica. Quelle foto del matrimonio, dunque, di Paola Concia e di Ricarda sono un segnale di libertà, un incitamento al coraggio per chi non ha la loro fortuna e ancora combatte tra mille pregiudizi e subisce atti di omofobia. Io non so a quale norme del diritto civile che tutelano e regolano i diritti dei singoli e i loro rapporti diritto si riferisca Avvenire. Il punto non è la spiegazione un po' ipocrita che a Paola e Ricarda non si impedisce in Italia di amarsi e di vivere insieme. Ci mancherebbe altro. Il punto è che in Italia si impedisce a Paola e Ricarda di potersi sposare, di estendere l'una all'altra i diritti di una coppia sposata, reversibilità della pensione e assistenza. Questo si impedisce in Italia. Per questo, dico grazie a Paola e Ricarda. Auguri di un sereno e felice matrimonio, con l'augurio che prima o poi anche in Italia sia possibile celebrare matrimoni come il vostro.

ANGY E NIC, I NUOVI INQUILINI DI PALAZZO CHIGI

Tag: Bce , crisi , Merkel , Sarkozy , Ue
Cucù? Vi ricordate? Il cucù di Silvio ad Angela Merkel? Stavolta, però è toc toc, chi bussa alle porte di palazzo Chigi? Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, i due nuovi inquilini di palazzo Chigi. Sono loro, di fatto, a guidare l'Italia in questo difficilissimo momento economico e finanziario, a dimostrazione dell'incapacità e dell'inettitudine del governo. A nulla servono le pietose spiegazioni del centrodestra. Non è vero, la crisi è globale riguarda tutti, non c'è nessun commissariamento dall'Europa. Invece c'è si, eccome, e siamo stati i primi a dirlo, a mettere il dito nella piaga. Di fatto, la lettera della Bce e, soprattutto, la nota congiunta che Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno inviato al governo italiano, chiedendo all'Italia di fare presto e di anticipare a settembre i provvedimenti e la manovra, parla chiaro. Le istituzioni della Ue e i leader delle principali potenze europee hanno stabilito quanto deve essere pesante la manovra ed entro quanto va portata a termine. Se fosse stato per lui, per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e per quella banda di irresponsabili che disegnano la compagine governativa, avremmo continuato ad ascoltare un mucchio di frottole, di bugie con la B maiuscola. Avremmo continuato a sentirci dire che tutto andava bene madama la marchesa, così come ha fatto mister B durante l'informativa alla Camera della scorsa settimana. Siamo messi talmente male, siamo a tal punto commissariati che anche quell'antieuropeista convinto di Umberto Bossi ha ammesso che dobbiamo seguire l'Europa. Siamo veramente alle comiche finali. Siamo sotto tutela e non succedeva dalla fine della seconda guerra mondiale. Giovedì arriverà la resa dei conti. Non pensino di venirci a raccontare la storiella di quanto sono stati bravi e buoni e di quante meravigliose idee hanno in testa. Vogliamo sapere tutte le condizioni che la Ue ha posto all'Italia per salvarla dal fallimento. Abbiamo un problema nel problema. Una crisi epocale ed un governo incapace di gestirla. Almeno, per una volta, dicano la verità tutta la verità.

LA STUPIDITA' NON UCCIDE LA MEMORIA

In attesa di giovedì, oggi parlo d'altro. Volutamente. C'è una notizia in questi giorni piccola piccola ma dal significato dirompente e che fa accapponare la pelle, per stupidità e volgarità. Il sindaco di Parma, Pietro Vignali, con una apposita delibera, ha dedicato a Sandra Mondaini e Raimondo Vianello un'area che prima era dedicata a Falcone e Borsellino. Ai due giudici eroi, dice il sindaco, verrà intitolato apposito viale nei viali in fase di ultimazione nei pressi della stazione. Ebbene, io credo che una roba del genere non sarebbe piaciuta neanche a Raimondo e Sandra, coppia straordinaria della comicità, anzi credo che l'avrebbero bocciata senza pietà, perchè troppo intelligenti per non capire la sciocca politica fatta sfruttando il loro nome ed il loro straordinario talento. Vignali, magari, sarà un sindaco un po' appannato in cerca di notorietà. Dopo la performance dei suoi tre dirigenti comunali, accusati di peculato, corruzione e reati contro la pubblica amministrazione, era evidentemente in cerca di un piccolo posto al sole ma il sole deve picchiare forte in quel di Parma se il sindaco e la sua giunta hanno partorito un'idea così piccina, nel senso proprio del termine. Compiere un gesto del genere, così irrispettoso e irriverente, significa uccidere la memoria di un Paese. Non è solo offendere il ricordo di chi ha difeso la legalità ed è morto per onorarla ma significa rimuovere con il machete la storia, umiliandola. Ovviamente, per quanto ci riguarda, non sarà un parco ed un gesto stupido a cancellarla. La stupidità non uccide la memoria. Mai.

UNA MANOVRA DIVERSA E’ POSSIBILE

 Che sia in arrivo una nuova manovra, l’hanno capito tutti. Che sia necessaria ed urgente, l’hanno capito tutti. Quello che, però, forse non tutti hanno capito, il governo per primo, è che un’altra manovra, diversa, che non si ripercuota unicamente su chi è già stato massacrato, è possibile. Non è vero che c’è un unico modo, questo deve essere chiaro. Prima di mettere mano alle pensioni di anzianità, di toccare i prelievi dei piccoli e medi risparmiatori italiani, c’è un mare di sprechi da tagliare, nella politica, nella pubblica amministrazione, nei comandi militari, in tutti quei centri di poteri che, per mantenere il loro status quo, bloccano lo sviluppo, la modernizzazione e la crescita del Paese. Italia dei Valori ha presentato un disegno di legge, una contromanovra da 70 miliardi di lire. Abolizione delle province, delle comunità montane e delle prefetture, accorpamento dei comuni con meno di 20.000 abitanti, unificazione delle forze dell’ordine, polizia e carabinieri, riduzione del numero dei parlamentari, riduzione drastica delle consulenze, che spesso nascondono tangenti, riduzione significativa delle auto blu e molto altro ancora. Se il governo non è in grado di fare tutto questo, è meglio che vada a casa. Quello che serve al Paese sono partiti e forze politiche che sappiano farlo, abbiano il coraggio di incidere drasticamente sui centri di poteri, la politica per prima con i suoi costi elevatissimi. Noi non abbiamo pregiudizi e agiremo, valuteremo e decideremo con senso di responsabilità. Ma non si fa una manovra con tagli drastici alle pensioni, non si concepisce una nuova manovra togliendo fiato a chi già ne ha più poco. A questo ci opporremo con tutte le nostre forze. Questa è la sfida che lanciamo oggi.

TAGLI AGLI SPRECHI, NON AL WELFARE

Tremonti lo ha ammesso. La manovra che abbiamo approvato a luglio era sbagliata, una colossale schifezza e va modificata. Dopo l'intervento della Bce e dell'Europa, che ha posto il governo in una sorta di commissariamento, ora si deve cambiare musica. Appunto. Però la musica annunciata dal governo non ci piace. Aspettiamo di conoscere il pentagramma nel dettaglio ma già da ora dichiamo forte e chiaro che la manovra bis deve suonare una sinfonia diversa. Non può e non deve ripercuotersi su chi è già stato massacrato. Farlo non è demagogia, o fantascienza. Si può e si deve. Perchè prima di mettere mano al welfare, al mondo del lavoro, alle tasche dei piccoli risparmiatori, c`è una giungla di sprechi e di costi della politica da disboscare, ci sono misure che si possono e si devono rilanciare. Serve solo il coraggio di farlo, di incidere concretamente su quei centri di potere, politico ma non solo, che per mantenere il loro status quo, bloccano la modernizzazione, lo sviluppo e la crescita del Paese. Noi lo abbiamo scritto, nero su bianco, nella nostra contromanovra che abbiamo presentato in Parlamento. Tre i settori d`intervento. Il primo, riduzione dei costi della politica; abolizione delle province; soppressione delle comunità montane, dei consorzi di bonifica, degli enti inutili; riduzione del numero dei parlamentari, eliminazione dei vitalizi per i parlamentari e consiglieri regionali; amministratore unico per le società e gli enti partecipati; eliminazione dei rimborsi elettorali ai partiti; auto e aerei blu; unificazione dei comuni con meno di 20.000 abitanti. Il secondo, riduzione delle spese della pubblica amministrazione: riduzione delle spese militari; unificazione degli enti previdenziali; riduzione dei consumi intermedi. Terzo, misure fiscali e cioè, ripristino delle norme per il contrasto all`evasione; rendite finanziarie al 20%. Noi offriamo al Governo il nostro pacchetto di proposte, che non presenta il conto ai soliti noti ma che riduce i costi della politica, razionalizza quelli della pubblica amministrazione e rilancia necessarie misure fiscali. Se il governo non ha il coraggio di farlo, è meglio che vada a casa.

IL DOPPIO FALLIMENTO DEL GOVERNO

  La manovra varata dal governo alla vigilia di un ferragosto particolarmente complicato per l'Italia, può essere sintetizzata in un'unica parola: fallimento. Come volevasi dimostrare, le nostre peggiori previsioni e i più pessimistici timori si sono concretizzati, tradotti purtroppo, nero su bianco, in un testo che documenta un dato politico ed uno economico assimilabili in quell'unica sintesi di cui parlavo sopra, una sola parola. Fallimento della politica berlusconiana dei cieli azzurri e prati in fiore, che va di pari passo, purtroppo, con il fallimento economico di una manovra che non aiuterà il Paese a crescere, nonostante il bagno di sangue che rappresenterà per le fasce di popolazione che già hanno ampiamente pagato la crisi. Poco conta che adesso si stagli all'orizzonte berlusconiano l'idea di tassare i capitali scudati (meglio tardi che mai). Di fatto, mentre il volto teso e le parole melodrammatiche del Cavaliere testimoniano il fallimento politico suo e del suo governo, che non solo non ha mantenuto la promessa di ridurre le tasse, ma si è visto costretto ad aumentarle, a "grondare sangue" saranno, di fatto, ancora una volta, i conti in banca (se ancora ci sono) delle famiglie, con conseguente ulteriore contrazione della spesa e paralisi della crescita. C'è, però, un dato politico che inquieta forse ancor di più della palese sconfitta ed è l'incapacità, da parte di Berlusconi e del suo governo, di ammettere la stessa. Così come per mesi si sono rifiutati di accettare la realtà e la gravità della crisi, proseguendo indisturbati sull'onda dell'ottimismo e della positività, ora attribuiscono la gravità del momento ad un fattore esclusivamente esterno ed internazionale, non prevedibile. Quando prevedibile lo era, eccome ed era stato ampiamente prospettato da più parti dell'opposizione. Se, dunque, il governo continua a giustificare una manovra ingiustificabile dicendo che non poteva fare diversamente, noi continueremo a dire che un’altra manovra, diversa, che non si ripercuota unicamente su chi è già stato massacrato, è possibile. Prima di mettere mano alle pensioni di anzianità, di toccare i prelievi dei piccoli e medi risparmiatori italiani, c’è un mare di sprechi da tagliare.Italia dei Valori ha presentato un disegno di legge, una contromanovra da 70 miliardi di euro. Abolizione delle province, delle comunità montane e delle prefetture, accorpamento dei comuni con meno di 20.000 abitanti, unificazione delle forze dell’ordine, polizia e carabinieri, riduzione del numero dei parlamentari, riduzione drastica delle consulenze, che spesso nascondono tangenti, riduzione significativa delle auto blu e molto altro ancora. Se il governo non è in grado di fare tutto questo, è meglio che vada a casa. Perché errare, forse, è umano, ma perseverare è diabolico ed in questo caso, signor Berlusconi, vorrebbe dire portare il Paese alla rovina.

NUOVO SCUDO? OGNI OCCASIONE E' BUONA

  Naturalmente oggi smentiscono ogni voce, dando la colpa a giornali e giornalisti. Ieri, però, se ne parlava, quindi ne deduciamo che ad inserire un nuovo scudo ci hanno quanto meno provato. E siamo davvero al paradosso: mentre l’IdV proponeva di tassare i capitali scudati per recuperare miliardi di euro sottratti al bilancio dello Stato, spuntava, nelle menti governative, capaci di sorprese continue, l’ipotesi di un nuovo scudo fiscale. Ma si può arrivare a tanto, mi domando? Berlusconi pensa di sì, evidentemente. Mai nessun altro governo ha fatto del condono un principio di politica delle entrate. Il pericolosissimo duo Berlusconi-Tremonti ne ha fatti di ogni tipo: fiscali, previdenziali, edilizi. Mi pare doveroso ricordare che il modo indegno di favorire gli evasori è emerso in tutta la sua gravità da un rapporto della Corte dei Conti. Da una previsione d’incasso dei condoni 2003 di 11 miliardi di euro, infatti, se ne incassarono solo 6, mentre gli altri 5  miliardi di euro mancarono all’appello. Tutto ciò, grazie anche ad una norma di tremontiana ideazione che in pratica permetteva a coloro che si autodenunciavano come evasori, di ottenere una rateazione. Ebbene, il ministro non ha neanche previsto che il mancato pagamento anche di una sola rata comportasse la perdita dei benefici della richiesta di condono. Risultato: tanti, troppi evasori hanno ottenuto il beneficio della cancellazione di ogni pendenza con il fisco e di ogni conseguenza penale, è bastato fare la rateazione, pagare la prima rata e poi dileguarsi nel nulla. Ma noi non ci stiamo, signor ministro. Premiare i truffatori e penalizzare gli onesti cittadini non è una politica che possiamo accettare ed è esattamente quella che il governo continua ad adottare, sperando di farla franca, anche in un momento di emergenza economica, infilando nel testo di risanamento addirittura norme che agevolino il rientro di capitali, così da dare una mano, per l'ennesima volta, a chi fa riciclaggio.Come se non fosse più che sufficiente ciò che hanno già fatto, permettendo la ri-nazionalizzazione dei capitali esportati illegalmente all’estero con una tassazione del solo 5% del loro valore. Norma che ha favorito in modo massiccio tutte le categorie di evasori. No, evidentemente a questo governo non basta e dunque pensa bene di continuare a far scempio della legalità portando al collasso la nostra economia. Ebbene, noi ciò non lo consentiremo mai. Ci batteremo con ogni mezzo, in Parlamento come nelle piazze, perché questo governo vada a casa.

C'ERA UNA VOLTA LA POLITICA

 Oggi voglio riflettere con voi su un pensiero che mi disturba da tempo e che è andato aggravandosi in quest'ultima, calda settimana di metà agosto, a causa delle infelici manifestazioni verbali di Umberto Bossi. Può, mi chiedo, un ministro della Repubblica, investire un altro ministro, puntando addirittura sulle sue caratteristiche fisiche  ed assumendo, dunque, un atteggiamento che mi permetto di definire fascista? Ebbene sì, può farlo. Ed anche senza che nessuno, per ore, lo bacchetti. Ed ecco che allora quel pensiero di cui vi parlavo si acutizza fino a diventare una certezza: la politica, quella vera, non esiste più. E' tramontata, lasciando il posto ad una classe dirigente volgare, inopportuna, oltraggiosa, incivile e, soprattutto, incapace. Il confronto politico è stato messo da parte per far spazio ad esuberanze fuor di luogo, che offendono chiunque creda ancora nella dialettica costruttiva. Io credo che le recenti, vergognose, manifestazioni del Senatur, siano, in qualche maniera, la spiegazione intrinseca della manovra inutile, controproducente e grave che il governo è stato capace di partorire, pure in netto ritardo rispetto a quando avrebbe dovuto fare. Quella volgarità espressiva spiega la politica dei condoni. Cerco di spiegarmi meglio. Ritengo che la politica economica palesemente fallimentare, oltre che scorretta, di questo governo sia il degno risultato del lavoro di una classe dirigente che politicamente non esiste e che si esprime attraverso offese indecenti. Il pensiero che mi disturba da giorni è che il fallimento della politica degli ultimi anni sia la conseguenza di una degenerazione della classe dirigente, di cui l'incontinenza verbale e gestuale di Bossi è simbolo e che l'evidente declino del leader della Lega, affannato a metter toppe fatte di sola volgarità sulla perdita di consensi, porti con sé il tramonto di quel codice non scritto che la politica ha sempre rispettato ed ora non considera quasi più. Si pensi alle barzellette raccontate pubblicamente dal presidente del Consiglio o alle infelici sue battute sull'aspetto estetico di alcune colleghe donne, degne, per altro, del massimo rispetto in virtù di serie capacità politiche più volte dimostrate. Ed allora la speranza, ancora una volta, è che Berlusconi, Bossi e tutto il governo, portandosi dietro il turpiloquio, la gratuita volgarità, la violenza verbale e l'incapacità di fondo, si tolgano di mezzo al più presto, lasciando l'Italia libera di riprendersi la propria dignità etica, culturale ed istituzionale.

L'ESTATE DELLA VERITÀ

Sulla "Stampa" di ieri, Massimo Gramellini faceva un'analisi di come il "cazzeggio" mediatico politico sia stato spazzato via dall'austera serietà che il momento di crisi impone. Analizzava il modo, brusco quasi, in cui gli eurobond hanno preso il posto del bunga bunga. Gramellini fa, come sempre, un'analisi attenta ed intelligente che, senza critiche troppo esplicite, dà la misura di ciò che è stata la politica in questi anni di governo Berlusconi e, a leggere con attenzione, trae tutte le amare conseguenze di una realtà che pure esisteva, ma che il governo del bunga bunga e dell'ottimismo spinto e forsennato ha tentato di tenere nascosta ai cittadini. Il Parlamento ha passato settimane e settimane a discutere sterilmente di questioni personali del premier, con le opposizioni, Italia dei Valori in primis, che tentavano di puntare il dito su quelli che erano e sono i veri problemi del Paese e il governo, Berlusconi e Tremonti in testa, che continuavano a dire che la crisi si sarebbe superata senza grosse difficoltà e che l'Italia non era messa poi così male. Ora che la realtà ha presentato il suo conto ed anche il Cavaliere in persona ha dovuto ammettere la gravità del momento, con tanto di esternazioni degne di melodramma, la constatazione che si è tornati alla serietà nel dibattito è d'obbligo e verrebbe quasi da sentirsi sollevati, se non fosse per il fatto che il tutto si è verificato con grave ritardo, tanto da sbattere in faccia ai cittadini improvvisamente una verità che si auguravano meno nera. Ma questa è la politica delle frottole, quella nella quale il governo Berlusconi è numero uno, la trita e ritrita politica dei cieli azzurri e dei bambini sorridenti. Ora che i cieli sono oscurati da nuvoloni neri, che la stampa, anche quella politica, è tornata ad occuparsi di argomenti seri, lasciando finalmente da parte i festini di Berlusconi, ora che proprio non c'è più spazio per le bugie, cosa farà il signor Cavaliere? Intanto cerca di mettersi a posto la coscienza nei confronti degli italiani e di rabbonire i suoi elettori in particolare, urlando alla necessità di modifiche nella manovra. E dopo, mi chiedo, cosa gli rimarrà da fare? Dopo che si sarà bruciato anche le ultime cartucce dal fucile delle bugie che così bene sa manovrare, come si regolerà? Il nostro augurio è che, almeno quando si troverà all'ultimo degli angoli, abbia quel minimo di senso di responsabilità che non ha mai dimostrato e si ritiri in buon ordine, ammettendo, una volta per tutte, che la sua epoca è finita e lasciando un'Italia economicamente, moralmente e istituzionalmente zoppicante a mani più competenti.

LEGA LAVORA PER AFFOSSARE L'ITALIA

Ogni tanto Berlusconi si sente anche un po' Cavour e si prende la briga persino di rispondere a Bossi sull'Unità d'Italia. E afferma perentorio: l'Italia c'è e ci sarà sempre. Parole al vento, come al solito. Neanche gli alleati lo stanno più sentire.  Oggi il giornale "La Padania", organo di stampa ufficiale del Carroccio, rilancia la questione, dal titolo: "Italia, una 'famiglia' da cui bisogna uscire". Da tempo la pernacchia, il dito medio alzato appartengono, grazie alla Lega, allo squallore di questa fase politica, al degrado culturale del Paese, ma l'editoriale della Padania sulla divisione dell'Italia va addirittura oltre, è ancora più grave. I leghisti stanno nelle stanze dei bottoni ormai da anni, decidono più di qualsiasi altra forza politica i destini del Paese (coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti) e continuano a recitare la parte dei secessionisti. Sono attaccati alle poltrone come delle cozze allo scoglio, ma ogni tanto minacciano ferro e fuoco. E' inaccettabile che una forza che esercita la golden share sul governo lavori per affossare l'italia proprio mentre il nostro Paese attraversa una fase drammatica, con pesanti costi economici e sociali. Non si capisce se questa assurda polemica sulla secessione sia solo l'ennesima pagliacciata estiva della Lega o un vero e proprio attentato alla Costituzione. Il legittimo sospetto che vogliano approfittare della crisi per affossare l'Italia c'è ed è un dubbio ancora non chiarito. Bossi deve dire chiaramente se condivide l'editoriale della Padania, se quella è la posizione della Lega. Se così fosse sarebbe inconciliabile con la presenza al governo. Non si può far finta di niente e far passare questa posizione come una buffonata. "Tanto i leghisti son pagliacci folcloristici e abbaiano solo" si dice. No, non va bene. Chi governa ha delle responsabilità importanti e deve rispettare i cittadini. Le parole dei politici hanno un peso ed un significato, soprattutto quando il Paese è nell'occhio del ciclone e nel mirino degli speculatori internazionali. La Lega ha il dovere di fugare tutti i dubbi sulla sua lealtà alla Costituzione ed ai cittadini italiani. E lo deve fare subito.

CONDONO, LA FURBIZIA DEI CRETINI

"E dai Silvio, facciamo un condono, dai dai dai per favore. Uno solo, piccolo piccolo, tombale. Poi pero' si cambia eh! Mica è sempre Pasqua. Si fa questo condonuccio tombale e poi linea dura. Eh eh, son finiti i tempi di un condono ogni due tre anni, siamo gente seria noi...". E' il ragionamento di qualche parlamentare del Pdl che ha gia presentato delle proposte di legge, che potrebbero trasformarsi in emendamenti alla manovra. No. Noi non ci stiamo. Il Pdl non s'illuda perche' ci metteremo di traverso e impediremo l'approvazione di questo ennesimo vergognoso scempio. I condoni fanno parte del peggiore malcostume politico italiano, sono un premio all'illegalita' e alla furbizia. Nel paese dei furbi (o di tanti cretini e disonesti che si credono tali) il condono e' una misura ideale. Nell'Italia che vogliamo costruire noi, che esce distrutta moralmente, socialmente ed economicamente da vent'anni di berlusconismo, no, non e' la misura ideale, ma una misura truffaldina. I condoni hanno gia' procurato troppi guai e troppe ingiustizie nella storia italiana. Ci opporremmo a qualsiasi tentativo di reperire risorse in questa maniera disonesta. I tempi devono cambiare.

Province? Merce di scambio Pdl-Lega

Prendo spunto dal titolo di prima pagina di Repubblica "il Pdl minaccia la Lega: via tutte le province". L'abolizione delle province passa dall'essere un punto del programma (farlocco per carità visto che il Pdl, come tutti gli altri partiti, l'ha affossato in Aula) ad una minaccia. Come al bar sport, sembra di sentire Silvio che dice a Umberto "guarda che se non la smetti di metterti di traverso sulle pensioni ti mando a casa centinaia di amministratori leghisti". E Umberto che risponde "paaadaniaaaaa, Siiiilvio, non rompere i c...", poi alza il dito medio, fa una pernacchia e se ne va con la sua bella canottierina. Noi diciamo: le province vanno abolite, tutte. Lo sosteniamo da tempo e siamo gli unici ad aver portato la proposta di legge in Parlamento e gli unici ad averla votata. Tutti a parole l'avevano promesso in campagna elettorale, ma solo noi abbiamo rispettato il patto con gli elettori. Ora la manovra, nella sua drammaticità, offre una nuova opportunità per abolire le province. Al di là degli screzi e del braccio di ferro tra Pdl e Carroccio,  speriamo che per una volta il centrodestra abbia il coraggio delle proprie azioni e che alle parole seguano i fatti. Sarebbe anche l'occasione di intervenire sui conti pubblici non solo con le tasse ma anche con una sensibile riduzione della spesa. Abbiamo, però, il fondato timore che l'abolizione delle province sia solo merce di scambio politica che il Pdl intende usare per smuovere la Lega sulle pensioni. I soliti giochetti di una politica piccina piccina.

Una manovra figlia di nessuno

Il governo balla. Balla coi numeri e con le proposte per la manovra. Ciò che vale al mattino non ha più senso il pomeriggio. E meno male che serve senso di responsabilità e rigore. Il governo è riuscito a battere se stesso ed ha raggiunto vette ancora più alte di cialtroneria politica rispetto a quelle cui ci aveva abituato, che pure sembravano inarrivabili. Più che una manovra, questo testo sembra sia diventato una lotteria mattutina. Ogni giorno, infatti, qualcuno lancia la sua proposta dalle pagine dei giornali (forse prima di fare un'intervista pescano un bussolotto), partecipando al gioco di chi la spara più grossa. Così finisce che questa manovra (pessima) è figlia di nessuno, non ha padri politici. Tutti la criticano, nessuno la difende. Neanche Tremonti e Berlusconi. Non si gestisce così il Paese in una situazione di crisi, con il rischio di attacchi speculativi. In tutto questo marasma, oggi, c'è una buona cosa. Maroni ha detto che ci sarà una riduzione o persino l'azzeramento dei tagli dei trasferimenti di fondi agli enti locali che, in questo modo, potranno continuare a fornire servizi ai cittadini. Speriamo siano parole con un minimo di fondamento.

Irene su Ny, Silvio sull'Italia

Questa estate e' stata davvero nera, pessima dal punto di vista non solo economico, ma anche e soprattutto morale e politico. La crisi ha rivelato tutta l'inadeguatezza di una classe politica di nominati che si comporta come una casta autoreferenziale. Leggere i quotidiani in questi giorni e' penoso, il quadro dell'Italia che esce fuori e' quello di un Paese sull'orlo del collasso, paralizzato, inerte, e dominato dalla corruzione e dal malaffare. Le cricche e le consorterie gestiscono reti d'affari e poteri (occulti spesso) immensi, chi lavora e paga le tasse e' bersaglio dei più furbi. Lo Stato, che dovrebbe proteggere i cittadini onesti, latita e mette le mani nelle tasche sempre agli stessi. L'estate più nera della Repubblica. Nera come la melma che sta ricoprendo questa politica. Ma l'Italia non e' questa. L'Italia e' piena di energie e risorse che aspettano solo di essere liberate e utilizzate. E tutti sappiamo che quando si chiude un ciclo se ne apre, necessariamente, un altro. Per questo voglio credere che l'autunno sara' caldo. Non parlo di tensioni e scontri di piazza, per carita', ma caldo di novita', di fermento, di cambiamento. Caldo di partecipazione e di rinnovamento, con in testa i giovani e tutte le categorie sociali che vogliono cambiare l'Italia, che, nonostante Berlusconi, e' un grande Paese. Penso ad una stagione di riforme, a interventi per il rilancio economico, per l'occupazione e l'innovazione. Penso alla modernizzazione di un Paese che ha fatto della creativita' una risorsa. Penso a tutto questo e credo che la condizione necessaria e indispensabile per realizzarlo sia mandare quanto prima a casa questo governo disastroso, che si regge sui ricatti e sugli affari. New York sta aspettando l'uragano Irene, noi italiani abbiamo avuto Silvio, per troppi anni, ma ora la sua potenza si affievolisce ogni giorno di più. Ha lasciato e lascera' molte macerie, ma ormai e' tempo di ricostruzione, anzi, di rilancio.

PENATI, LE CRICCHE E 4 REGOLE PER UNA POLITICA PULITA

Cricche, consorterie, camarille sono diventate le vere padrone occulte d'Italia. La commistione tra politica e affari si fa sempre più maligna, maleodorante per chi vorrebbe pulizia in politica. Controllano affari, dirigono appalti, muovono soldi e persone. Un degrado politico e morale che, un Paese che sta affrontando faricosamente la crisi economica, non puo' permettersi. Di P4, case pagate all'insaputa dei proprietari, sottosegretari in odor di camorra, politici banchieri, traffici, scandali di governo, corruzioni varie abbiamo scritto spesso. Ed e' sempre emerso un dato chiaro: il berlusconismo, con i suoi continui attacchi alla magistratura, ha dato legittimità politica al malaffare e coperto la Casta. La corruzione si è estesa come una macchia d'olio nel mare. E ha colpito trasversalmente. Il caso Penati sta portando alla luce elementi gravi su cui si deve riflettere, senza fare sciocche e offensive difese di schieramento. La poltica deve fare pulizia al proprio interno e Italia dei Valori ha proposto una legge con suoi articoli:1) chi è stato condannato con sentenza passata in giudicato non può essere candidato2) chi è stato rinviato a giudizio per reati gravi contro la Pubblica Amministrazione non puo' assumere incarichi di governo. E si puo' anche andare oltre:3) il funzionario che è stato condannato per reati contro  la Pubblica Amministrazione deve essere espulso;4) chi ha corrotto non puo' fare affari con lo Stato e non puo' partecipare a gare pubbliche. Ripresenteremo in Parlamento queste proposte e lanciamo una sfida a tutti gli altri partiti (compreso il Pdl di quell'Alfano che parlò di "partito degli onesti"...) a sostenerle. L'Italia dei Valori è nata proprio per rinnovare e ripulire la politica italiana. E questo e' il momento giusto.

Silvio e la "sindrome del pifferaio"

"Non mettiamo le mani nelle tasche degli italiani", ripetono come un mantra nel Pdl da Berlusconi in giù. No, per l'amor di Dio no, non le mettono loro direttamente le mani nelle tasche degli italiani, gliele fanno mettere agli italiani stessi, che per ottenere servizi essenziali che hanno oggi e che i comuni non potranno più garantire, dovranno sborsare di tasca loro. E non è peggio? Ecco, questo è lo spirito della manovra. Ti dicono che le pensioni non cambiano salvo che...salvo che non si potranno più riscattare l'anno di servizio militare e gli anni dell'università. Siccome tutti i pensionati da oggi ai prossimi venti, trenta anni devono aver fatto il servizio militare obbligatorio, che è stato abolito solo qualche anno fa, è solo l'introduzione surrettizia di uno "scalone" per tutti gli italiani di sesso maschile. E' il loro modus operandi, sono fatti così. Bisogna capirli, e' la "sindrome del pifferaio", non ce la fanno a dire la verità, non ci sono abituati. Mica possiamo pretendere che imparino dopo vent'anni... Ironia (amara) a parte, c'è da prendere atto della situazione: questa manovra è "farlocca" iniqua e taglia servizi essenziali che i comuni non saranno più in grado di garantire. E' una colossale presa in giro che colpisce pesantemente i cittadini e che non contiene uno straccio di intervento strutturale. Il governo ha ignorato i contributi delle opposizioni, come al solito, ed ha partorito una serie di misure che non garantiscono il gettito necessario e che contengono punti, come l'abolizione delle province e il dimezzamento dei parlamentari, dall'attuazione molto incerta e dai tempi lunghi. La cosa più grave è che questa manovra fallisce i suoi obiettivi e non mette l'Italia al sicuro da attacchi speculativi. Un'altra brutta prova dell'incapacità del governo e dei parolai che lo compongono.

Pensioni, dalla truffa alla farsa

Dalla truffa alla farsa (e viceversa) il passo è breve, e questo governo è riuscito a compierlo nel tempo record di 24 ore. Niente di stupefacente, se uno ci pensa bene e valuta lo spessore dei personaggi. Però, stiamo parlando sempre di coloro che governano questo Paese e che dovrebbero tutelare l’interesse nazionale e quello dei cittadini, di tutti i cittadini. Dopo il vertice Pdl-Lega, in cui dicevano di aver trovato un accordo sulla manovra, oggi arriva la smentita e una buona notizia: salta la norma sulle pensioni e sullo stop al riscatto degli anni di laurea e dell’anno di servizio militare per il calcolo dell’età pensionabile. Una misura iniqua, truffaldina e di dubbia costituzionalità, che aveva gettato nel panico migliaia e migliaia di italiani. Ma come si può pensare di andare avanti con un governo che vara una manovra dai contenuti grotteschi che colpisce sempre e solo i soliti noti? Non una misura strutturale, non uno straccio di provvedimento per il rilancio, niente di niente, solo tagli e tasse. Queste ultime per di più a carico di chi le tasse le ha sempre pagate. E Berlusconi ha anche la faccia tosta di dire che la manovra "ora non è più iniqua" e addirittura chiede la collaborazione delle opposizioni. Ma stiamo scherzando? Ci vuol prendere in giro e con noi tutti i cittadini? Mettiamo, per assurdo, di trovarci di fronte ad una manovra emendabile, cioè una buona manovra con aspetti positivi. Se le opposizioni pensassero di presentare propri emendamenti e proprie proposte, troverebbero le porte chiuse, così come le hanno sempre trovate in questi anni. Non solo, siccome la situazione è diversa e ci troviamo in presenza di un testo schifoso, l’appello alla collaborazione rivolto alle opposizioni, che sono sempre state responsabili, suona come un insulto. Persino Pdl e Lega disconoscono questa manovra e la lasciano "orfana", senza padri, figuriamoci noi. La verità è una sola: devono andare a casa il più presto possibile, prima che sia troppo tardi e la caduta di Berlusconi e dei suoi lacchè trascini definitivamente a fondo l’Italia.